Le origini dei Savoia si perdono nel Medioevo, dove leggenda e
storia si confondono. Una delle prime personalità importanti della
dinastia è Amedeo VI, il Conte Verde. La Savoia non era ancora un
Ducato, era una piccola Contea già a cavallo tra la Francia e
l'Italia, ma non ancora arrivata a tutto il Piemonte e priva di uno
sbocco sul mare (Nizza sarebbe entrata nei domini sabaudi solo con
Amedeo VII, il successore del Conte Verde).
Nato a Chambery nel
1334, il conte Amedeo si distinse sin da giovanissimo per il valore
militare e le capacità politiche. Fu il primo Savoia a intuire le
potenzialità dell'Italia per la sua dinastia. Nel 1355, a soli 21
anni, firmò con la Francia di Giovanni il Buono il Trattato di
Parigi, con cui si stabilirono i confini tra il Delfinato francese e
la Contea sabauda: i Savoia ebbero ampi territori oltre lo
spartiacque, affacciandosi di fatto sulla penisola italiana. Amedeo
si assicurò i domini di Cuneo, Santhià e Biella e diede alla
regione un periodo di relativo benessere.
Se fu abile come
politico, non si può dire di meno come soldato. Partecipò a una
crociata per liberare
Giovanni V Paleologo (suo cugino, tra l'altro),
conquistando così Gallipoli e sconfiggendo Bulgari e Turchi. Fu
accanto all
'antipapa Clemente VII e difese con forza le campagne dei
suoi possedimenti dalle compagnie di ventura inglesi, durante la
guerra anglo-francese. Il Trattato di Parigi aveva di fatto reso
Amedeo VI alleato della Francia contro l'Inghilterra e per sancire
l'alleanza il Conte sposò
Bona di Borbone, una delle donne della
dinastia più energiche e più abili, avendo retto la Contea sia
durante le lunghe assenze del marito, sia dopo la morte
prematura del figlio Amedeo VII.
Amedeo è
una delle figure più carismatiche
dei Savoia, oggetto di studi anche della
regina Maria Josè, che,
durante l'esilio svizzero, gli dedicò un libro. E' curioso che,
essendo stato un sovrano così importante,
sia ricordato soprattutto
come Conte Verde, perché da giovanissimo aveva l'abitudine di usare
il
verde come colore prediletto. Su di lui ci sono
numerose leggende
e un mistero mai chiarito. Le leggende raccontano che
la passione
per il verde divenne famosa nel 1348, in occasione del suo primo
torneo: verdi furono i suoi vestiti, le bardature del cavallo e gli
abiti dei suoi scudieri. E successivamente furono verdi le
decorazioni dei castelli che lo accoglievano, le vesti delle signore
che lo accompagnavano nei tornei e delle tende delle sue spedizioni
militari. Il Conte Verde, insomma, era uno dei pochi cavalieri sempre riconoscibili, anche sotto
l'armatura. Famosa era anche
la sua passione per le donne. Un'altra
leggenda vuole che avesse partecipato a un torneo, in cui c'erano in
palio i baci di quattro belle dame e vari premi d'oro, pur sconfitto,
il conte sabaudo proclamò: "Posso perdere l'oro, ma non il bacio
di così belle dame!" E le signore lo baciarono volontariamente,
lasciando i vincitori senza premio.
A lui sono legati
due dei
grandi simboli dei Savoia. Una leggenda racconta che era sua
abitudine ornare il suo elmo e la gualdrappa del suo cavallo con una
ciocca di capelli femminili e che da lì sia nato
il nodo di Casa
Savoia, riportato negli stemmi. Anche
il Collare dell'Annunziata,
la più importante onorificenza di Casa Savoia, ha origini da lui.
Nel 1362, per celebrare il matrimonio di sua sorella Bianca con Galeazzo Visconti, Amedeo istituì l'
Ordine del Collare, che si ispirava
ai valori cristiani e al culto della Vergine, in particolare, per invitare i suoi cavalieri all'unione e alla fraternità, in modo da evitare le guerre private. In origine era riservato solo a quattordici dei nobili più illustri, quindici con Amedeo, per onorare le quindici allegrezze della Vergine Maria. I cavalieri portavano un collare
con la scritta
FERT, il cui significato rimane oggi
oscuro ed è oggetto di molte e
diverse interpretazioni: la più popolare dice che significhi
Fortitudo Eius Rhodum Tenuit, la sua forza mantenne Rodi, in ricordo di un'impresa attribuita ad Amedeo VI durante la guerra in Oriente. Ma non si esclude neanche un significato letterale: fert in latino è la terza persona del verbo fero, che significa
portare, anche nel senso di sopportare: una sorta di invito a sopportare il peso delle responsabilità in quanto regnanti. Qual è il significato reale? Non si sa,
non ci sono documenti storici che attestino la reale volontà del Conte Verde, quando scelse il motto del suo Ordine. Ma con il
tempo sia l'Ordine che il Collare della Santissima Annunziata, da esso derivato, hanno subito numerosi cambiamenti e adattamenti; rimane FERT, motto di Casa Savoia e, poi, della Monarchia Italiana, fino a quando è esistita.
Il Conte Verde morì di peste
nel 1383 nei pressi
di Campobasso, dove si era recato per sostenere i diritti di Luigi
d'Angiò sul trono di Napoli. Sotto il portico del Municipio di
Campobasso c'è
una targa di marmo, che ricorda la sua morte, con la
retorica cara all'Ottocento: "Nel Castello di S. Stefano, in questa
contrada del Sannio, fu da immatura morte rapito il 1° di marzo 1383
Amedeo VI, quel fiore di cavalieri italiani che dalle sue vestimenta
cognominato Conte Verde, invincibile nei tornei terribile nelle
battaglie, recò vittoriosa e liberatrice in Oriente la Croce di
Savoia e per armi e per ossequio spontaneo di popoli aggrandì
l'antico Stato di Piemonte, nucleo dell'Italia novella – il
Municipio di Campobasso affida a questa pietra la memoria di lui oggi,
22 aprile 1893, che il popolo italiano con libero e unanime plauso
saluta il XXV anno compiuto del nodo maritale tra Umberto I e
Margherita, fulgidissime gemme della stirpe sabauda". Una fotografia della lapide potete vederla
su chieracostuicom.
Torino
ricorda il Conte Verde con un monumento
in piazza Palazzo di Città,
davanti al suo Comune.
Pelagio Pelagi lo ha immortalato mentre
brandisce la spada per uccidere un turco ai suoi piedi, in ricordo
delle sue vittorie. In
101 cose da fare a Torino, Paola Fiorentini fa
un'interessante osservazione: la statua del Conte si trova a pochi
metri dal Palazzo di Città, costruito sullo stesso posto in cui
c'era anticamente la sede del Comune. Qui, nel
1360 Amedeo aveva
fatto collocare una copia delle leggi che aveva approvato per
regolare la vita di Torino. "A distanza di secoli, dall'alto del
suo piedistallo, il Conte Verde sembra ancora voler proteggere la
città e le sue leggi, quasi a volerci ricordare di quando, deposte
le armi e dimenticati gli amori e i giochi delle giostre, soleva
indossare le vesti del politico, oculato e previdente amministratore
del proprio regno".
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