Torino è una città di
mercatini rionali. Ce ne sono molti,
probabilmente come non ce ne sono in altre città, ed è una delle
cose di cui si sente più la mancanza, quando si vive per qualche
tempo fuori. Ergo, ci sono cose a cui noi torinesi siamo abituati,
che differenziano il nostro stile di vita da quello di altre città,
e di cui ci rendiamo conto
solo quando lasciamo Torino.
I mercati
appartengono
alla storia della città, solo che mentre adesso tendono
a essere 'generalisti',
in passato erano più 'specializzati'.
Probabilmente tutti gli affezionati alla storia di Torino sanno che
in piazza delle Erbe, l'attuale piazza Palazzo di Città,
c'era in
passato il mercato dei contadini, che portavano i loro ortaggi e i
loro semi e che, quando il tempo non era clemente, spostavano i loro
banchi sotto i portici della piazza. La tradizione del mercato
contadino davanti a Palazzo di Città è stata ripresa recentemente:
ogni
prima domenica del mese,
il progetto di Coldiretti Campagna
Amica, riporta nella storica piazza i produttori agricoli, con frutta
e verdura fresca, salumi, vino, pane, pasta, riso e quanto producono
le terre piemontesi, con
la garanzia della filiera corta e
dell'origine dei prodotti.
Molti sapranno anche che, fallito il
progetto di trasformare
piazza Carlo Emanuele II (per i torinesi e
per gli amici
piazza Carlina)
nella piazza aulica del secondo ampliamento, ebbe molto successo
il mercato del vino, che la piazza
ha ospitato fino a pochi decenni fa. Inimmaginabile, invece, che, tra
le tante destinazioni d'uso che ha conosciuto
piazza San Carlo, ci
fosse anche quella di
mercato del grano, testimoniato anche da un
quadro di Giovanni Michele Graneri. A poca distanza,
piazza Solferino
ospitava il
mercato del legno e del carbone, utilizzati per il
riscaldamento (e infatti il nome popolare della piazza era piazza
della Legna). Spostandosi ancora, verso occidente e raggiunti i
pressi della Cittadella, c'era il
mercato del fieno e della paglia,
in una spianata oggi scomparsa, insieme al magnifico complesso
militare voluto dal Duca Emanuele Filiberto.
Le architetture
signorili di Torino convivevano con i mercati con molta facilità,
basti pensare non solo alle piazze già indicate, ma anche a
piazza
Paesana, nei pressi dell'omonimo palazzo, dotato di uno dei cortili
più belli di Torino. Qui c'era
un mercato degli animali, in
particolare degli ovini, perché i
l mercato del pollame e della
selvaggina era in
piazza San Giovanni, vicino al Duomo. Ed è davvero
complicato immaginarsi
le dame della buona società, che si
affacciavano tra gli schiamazzi del popolino e
gli odori degli
animali e della terra. Ma era un'altra Torino, c'erano altre
abitudini.
Oggi Torino non offre più mercati così
specializzati: i mercati rionali tendono ad avere un po' tutti i
generi, dagli alimentari all'abbigliamento, dal fai dai te ai fiori
ai cosmetici. Ma, viste le riforme a cui sta pensando il Comune, non
è detto che si salveranno dalla concorrenza dei centri commerciali e
dal cambiamento di stile di vita dei torinesi. Se i mercatini rionali
dovranno riformarsi per non morire, ci sono
i mercatini dei
contadini, del vintage, degli artigiani, che si stanno affermando.
I mercatini
del vintage, la terza domenica del mese in piazza della Gran Madre e il secondo sabato del mese in piazza Carlo Alberto, il mercato degli artigiani e del design di
San Salvario Emporium, con cadenza ormai quasi mensile, i mercatini di
Campagna Amica, nelle storiche piazze del centro (oltre a piazza Palazzo di Città, la prima domenica del mese, anche Piazza e Giardini Cavour, la seconda domenica, piazza Madama Cristina e piazza Solferino, la terza domenica, e piazza Bodoni la quarta domenica del mese), confermano che Torino
continua a essere città di mercati.
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