C'è una stampa che gira
nel web e che
mostra l'aspetto di
piazza Castello, il giorno del funerale del
duca Carlo
Emanuele II, nel 1675. Di tutte le piazze storiche torinesi, piazza
Castello è quella che ha subito le maggiori trasformazioni, forse
perché è anche
la più antica, quella in cui le autorità che si
sono succedute hanno voluto mostrare
il proprio potere terreno. Non è
successo lo stesso a
piazza San Carlo, che, pur in tutte le
trasformazioni di via Roma, ha mantenuto il suo aspetto di
piazza
chiusa, dalle facciate omogenee volute da
Carlo di Castellamonte e
caratterizzata dalla presenza delle chiese (quasi) gemelle. E neanche
a
piazza Vittorio Veneto, che sin dalla sua costruzione è stata
quinta straordinaria della città
verso il Po, senza mai perdere il
suo aspetto omogeneo, definito dall'architettura ottocentesca e dai
portici, che dissimulano la pendenza del terreno verso il fiume.
Piazza Castello, invece, è stata
continuamente trasformata, fino
a lasciare
Palazzo Madama, l'edificio più antico e più
ristrutturato di Torino, quasi come un'isola, circondata dai palazzi
di origine barocca e poi ricostruiti, con lo stesso stile, nel corso
dei secoli.
Nel 1675, alla morte del duca Carlo Emanuele II,
Palazzo
Reale aveva sostanzialmente l'aspetto odierno, le due maniche occupate oggi
dall'
Armeria Reale e da
Palazzo Chiablese terminavano con due
avamposti, collegati da un lungo porticato, sostituito poi
nell'Ottocento dalla
cancellata di Pelagio Palagi, sormontata dai due Dioscuri.
Mancavano
le cupole delle chiese di San Lorenzo e della Cappella
della Sindone, che Guarino Guarini avrebbe realizzato nei decenni
successivi, e fa un po' impressione vedere lo skyline torinese privo
delle sue
due cupole più preziose.
Fa meno impressione, bisogna
ammetterlo, vedere sul lato dell'Armeria Reale la manica che prosegue
fino a Palazzo Madama e poi oltre, creando
un unicum di cui abbiamo
perduto traccia. Palazzo Madama non aveva ancora
la facciata barocca che
Filippo Juvarra avrebbe realizzato nel secolo successivo, ma era già
stata una delle residenze predilette della
Madama Reale Cristina di
Francia, la madre di Carlo Emanuele, che fece chiudere il cortile
Medievale per creare la magnifica sala centrale, oggi
Sala del
Senato. A segnalare la differenza del Palazzo rispetto alle maniche
che lo affiancavano, c'era
la facciata, con
lesene a sottolinearla, un
balcone che permetteva ai sovrani il saluto al popolo e un
fossato,
che ricordava il passato di fortezza medievale dell'edificio.
Nella
stampa, la piazza è occupata
dal corteo funebre di Carlo Emanuele
II, che morì appena 40enne, dopo aver regnato davvero
solo per una
decina d'anni, a causa dell'ingombrante presenza della Madama Reale.
I suoi 12 anni di regno furono
proficui per il Ducato, grazie
alle
riforme che riuscì a realizzare. Prima tra tutte quella
dell'esercito, che liberò il Duca dalla presenza di
mercenari, con reggimenti composti da piemontesi. Poi ci fu
la riforma
della scuola, che Carlo Emanuele cercò addirittura di rendere
pubblica, con le spese di gestione a carico dei Comuni. E non bisogna
dimenticare
il secondo ampliamento di Torino, da lui iniziato e di
cui la piazza a lui dedicata avrebbe dovuto essere il
fulcro,
prendendo ispirazione dalle piazze chiuse parigine. Secondo i primi
progetti,
doveva avere forma ottagonale, ma l'irregolarità degli
isolati spinse alla progettazione di una piazza
dalle forme rettangolari e oggi piazza Carlina, sebbene non abbia più l'unità di
stile della sua concezione, è una delle più importanti piazze del
centro della città. L'architetto di Carlo Emanuele II fu
Carlo di
Castellamonte, che realizzò per lui anche
piazza San Carlo e iniziò
le trasformazioni del
Castello di Rivoli e la progettazione della
Reggia di Venaria. Un
regno breve, ma fecondo, tra le Reggenze, non
sempre all'altezza delle aspettative, delle
due Madame Reali, sua madre
Cristina e sua moglie
Maria Giovanna Battista di
Savoia-Nemours, che gli aveva dato un unico figlio, ma
indimenticabile per la storia del Ducato,
Vittorio Amedeo II, il
primo sovrano sabaudo a diventare re.
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