L'
Ottocento è stato un secolo davvero
importante per lo
sviluppo urbanistico delle città europee.
L
'industrializzazione, con il conseguente arrivo di masse di
diseredati in cerca di futuro dalle campagne in città, la
demolizione delle mura, per facilitare l'espansione, la costruzione
di
nuovi assi viari, per velocizzare i trasporti (e il controllo del
territorio), hanno trasformato il volto di città come Parigi,
Vienna, Barcellona, finendo con l'influenzare l'immaginario delle
altre capitali europee. È successo anche a
Torino, che
nel suo
convulso Ottocento, da Napoleone alla perdita del ruolo di capitale,
ha cambiato il suo volto e ha iniziato la sua
trasformazione in città
industriale.
Tutto è iniziato proprio
sotto Napoleone, con la
demolizione delle mura. Il dominio francese in città ha portato
numerosi cambiamenti, come l'abbattimento
della Torre Civica o della
galleria che collegava Palazzo Reale a Palazzo Madama, la costruzione
del primo ponte di pietra, intitolato poi a re Vittorio Emanuele I, e
la realizzazione di una grande esedra alberata tra l'attuale via Po e
il fiume. Poi ci sono stati
la definizione delle piazze al posto
delle porte (piazza Vittorio Veneto, piazza Carlo Felice, piazza
Statuto, piazza della Repubblica...), costruite secondo uno schema
simile di piazza chiusa di stile francese,
con architettura omogenea,
chiaramente ispirata agli insegnamenti dei grandi architetti di
corte. Nell'espansione della città oltre le mura abbattute, colpisce
la gestione del verde: Torino, come poche città italiane,
si è
dotata di ampi viali, chiaramente ispirati ai
boulevards parigini.
Non un vero e proprio
Ring, come a Vienna, ma è evidente che intorno
al centro storico dell'antica capitale sabauda è stato costruito
un
sistema di viali, a nord corso Regina Margherita e corso San
Maurizio, quindi corso Palestro, corso Vinzaglio, corso Vittorio
Emanuele II e quindi i lungofiume. E sono ampi viali anche corso
Francia, verso Rivoli, corso Vinzaglio con i suoi proseguimenti,
corso Duca degli Abruzzi e corso Agnelli, corso Galileo Ferraris e
corso Re Umberto, verso sud. Tutti
assi viari, che costituiscono ancora oggi
l'ossatura della rete stradale cittadina e che furono costruiti per
assicurare
trasporti veloci e per favorire anche la costruzione di
edifici da reddito.
I
viali intorno al centro storico furono
costruiti anche per favorire
le passeggiate dei torinesi, all'ombra
dei grandi alberi e in direzione del fiume. Curiosa
una cartolina
d'epoca di corso San Maurizio, pubblicata tempo fa sul thread
Torino
Sparita del forum skyscrapercity.com, in cui si vede chiaramente
l'ispirazione parigina della sua costruzione: quelli che adesso sono
i
controviali erano in realtà ampi
marciapiedi, in cui i torinesi
potevano passeggiare e soffermarsi tranquillamente; le foto d'epoca
mostrano un
corso Vittorio Emanuele concepito
in maniera analoga:
quelli che sono adesso i controviali, con tanto di file per i
parcheggi, erano in realtà
grandi marciapiedi al servizio dei
pedoni. Nella trasformazione dei grandi viali in assi viari, si
sintetizza
la trasformazione della città: non più a misura d'uomo,
ma a misura d'auto,
non più al servizio di uno stile di vita lento,
ma di uno
legato al trasporto,
all'auto come bene irrinunciabile.
Quando i viali torinesi sono stati costruiti, erano
altri tempi, i trasporti erano ancora legati ai cavalli, lo
stesso
trasporto pubblico avveniva con tram trainati da cavalli, e
solo dalla fine del secolo, con le prime vetture a motore, ma
l'immagine passata dei viali torinesi e quella
odierna degli Champs Élysées invita a
riflettere su
quello che siamo stati e
quello che siamo diventati.
Quali che siano le conclusioni di ognuno.
I boulevards parigini sono nati dopo i corsi e i viali torinesi. Il Barone Haussmann a Parigi costruì i boulevards negli anni 60 del XIX secolo, a Torino i corsi e i viali c'erano già negli anni 30 del XIX secolo.
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