Due giorni di
festa dell'architettura
celebrati anche dai numeri: alla sua prima edizione,
Open House
Torino ha registrato
oltre 15mila visitatori, per un totale di
37mila
visite, con una media di
2,5 visite compiute a persona. Sono dati che
inseriscono Torino
tra i migliori esordi di sempre di Open House in
una città e che testimoniano, soprattutto, la
grande curiosità e
partecipazione dei torinesi, quando si tratta di conoscere la
bellezza nascosta della propria città.
Il comunicato stampa
racconta come i torinesi non si siano limitati a visitare
i posti più
noti e potenzialmente più richiesti, come Casa Hollywood, The Number
Six, NH Carlina, 25 Verde o il loft del Palazzo della Luce, dove si
sono formate lunghe code anche perché gli ingressi per ogni visita
erano a numero limitato. A sorpresa,
tra i luoghi più
visitati ci sono le due sedi della Camera di Commercio, il barocco
Palazzo Birago (2000 visite) e il molliniano Palazzo Affari (1300
visite), il piano nobile del Palazzo della Luce, Palazzo del Carretto
Art Apartments (1500 visite), che abbina i raffinati affreschi alle
decorazioni contemporanee, l'eclettica Villa Cairoli (1300 visite),
il grattacielo della Lancia (1230 visite), a Borgo San Paolo, e la
sorprendente Scultura Fiori (1094), in Campidoglio. E la cosa che mi
piace di più, vedendo i numeri di questa prima edizione, è la
curiosità verso architetture meno note, il desiderio di conoscere sì
la Torino pubblicizzata dalle riviste d'architettura e dai quotidiani
locali, ma anche quella
nascosta nelle borgate ottocentesche e che
reinventa le architetture del passato in chiave contemporanea.
Torino, dalla Fondazione Monaco - La Sala del Dancing Le Roi
Odio
le code, questo penso sia chiaro a chi legge Rotta su Torino con una
certa continuità: se entro in un negozio e ci sono 5 persone davanti
a me, vado via, perché
detesto aspettare. Dunque, non ho neanche
pensato di andare a visitare Casa Y, Casa Hollywood, il NH Carlina,
il palazzo Verde 25 o il loft di Palazzo della Luce, nonostante
fossero tra gli spazi che più desideravo conoscere. Ho fatto una
lista di architetture che immaginavo senza code e che
non volevo perdere (la trovate
a questo link), alcune sono riuscita a vederle, altre no. Avevo detto che non
ci sarei andata, perché tanto conoscevo già il panorama, e invece
sono salita
due volte alla Fondazione Monaco, una volta al mattino e
l'altra al tramonto, perché
non è vero che il panorama è sempre
uguale. Ho trovato volontari gentili e disponibili, che fornivano
informazioni sulle ex torri olimpiche e che lasciavano
tutto il tempo
che si voleva per scattare le foto: il
vantaggio di scegliere mete
senza code è che si possono godere per tutto il tempo che si
considera necessario.
Dalla Fondazione Monaco raggiungere il
Dancing Le Roi è questione di pochi minuti. Le Roi mi ha riservato
una delle più belle sorprese: non amo Mollino e avevo ricordi vaghi del Dancing di via Stradella, risalenti agli anni di Architettura, ma
entrare in questo spazio in cui
dominano la curva, i colori delle
maioliche di Vietri e gli specchi, presenti persino nella balaustra
che separa il guardaroba dal corridoio, è stata una rivelazione. Così
come è stato una rivelazione
Toni Campa, che gestisce il locale con
una
passione coinvolgente, orgoglioso di uno spazio così singolare e
affascinante, in cui, come ricordavano i visitatori, chissà quanti
amori sono nati e finiti. Sono poi andata al Lingotto, per scoprire
una delle architetture purtroppo meno apprezzate durante Open House
Torino, forse perché poco conosciuto, forse perché in posizione periferica: il
Camplus College Lingotto. Al quarto piano della grande
fabbrica, c'è questo
collegio universitario, che ospita 140 studenti
e che offre loro
tutti i comfort degli spazi comuni, sale studio,
cucine, spazi di socializzazione, dotati persino di un piano, più
camere da letto che a volte sono veri e propri
loft graziosissimi, il
tutto in una struttura che segue
i ritmi delle grandi finestre del
vecchio stabilimento della Fiat. Si passa così dall'8 Gallery all'NH Hotel, al College Lingotto, e la struttura è sempre la
stessa, a testimoniare la
duttilità dell'architettura industriale
(una duttilità che Open House ha dimostrato aprendo non solo il
quarto piano del Lingotto, ma anche l'ex INCET, l'ex Tobler, il
Lanificio di Torino, MRF Mirafiori, gli spazi creativi allo Scalo
Vanchiglia, i vari loft nei cortili torinesi reinventati).
Una camera loft del Camplus College Lingotto - Nella serra di Scultura Fiori
La mia
scoperta più bella è stata però
Scultura Fiori, un villino liberty
i cui protagonisti assoluti sono i fiori, sin dall'ingresso: fiori di
ogni genere e di ogni tipo, reali e inventati da
Maria Cecilia
Serafino, la proprietaria dello spazio, un'artista creativa che
inventa fiori e vegetali con qualunque materiale; il cortile interno ospita
una magnifica serra, in cui ci si perde tra piante
sconosciute (la mia cultura botanica è limitatissima),
colori
sgargianti e delicati,
piccole gabbie vuote o abitate da piccoli
vegetali. Mi sono piaciute
l'atmosfera fiabesca della casa e la
meraviglia dei visitatori, me compresa, mentre Maria Cecilia,
disponibilissima e discreta, rispondeva alle curiosità di chi la
cercava. Avrei voluto concludere il mio giro a
Casa Baloire, a San
Donato, dove mi sarebbe piaciuto vedere anche Villa Raby perduta per
una questione di orario (era aperta solo sabato mattina), ma lì ho
trovato
una coda. "Direi una quarantina di minuti di attesa"
mi ha detto una sorridente volontaria e no, non sono nata per le
code, soprattutto nei caldi pomeriggi di giugno. Così il mio Open
House
è finito senza code, avendo visto
cose bellissime e
inaspettate e contenta di aver conosciuto
una Torino che non mi
aspettavo e di aver visto
cosa possono fare
la passione e la determinazione, sia in chi apre la
propria casa o il proprio spazio speciale sia in chi lo visita, con
la meraviglia negli occhi. Sì, perché viviamo in
una città di
meraviglie e
benvenuta sia la prossima edizione di Open House Torino,
il 9 e 10 giugno 2018 (segnatelo già in agenda e, se non siete di
Torino, regalatevi un weekend in città, in occasione di OHT!).
PS
Rotta su Torino è stato
media partner di Open House Torino e per me
è stata una bellissima esperienza, sia perché la manifestazione è
nelle mie corde, nella ricerca dello sconosciuto e nella passione per
l'architettura, sia perché ho conosciuto persone determinate, che
non temono gli ostacoli. Che questa esperienza si ripeta nel 2018,
grazie a tutti!
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