Ed è arrivata finalmente
l'ora
dell'apertura.
EDIT, il nuovo
polo gastronomico innovativo, che
proporrà a Torino una curiosa contaminazione di
co-working ed
economia condivisa applicati
a cibo e bevande, aprirà le porte al
pubblico domani,
24 novembre 2017. Oggi, una visita in anteprima per i media, che è
risultata affollata e intrigante, ricca di spunti e di incontri.
Siamo nella
manica occidentale dell'ex INCET, in via Cigna 96/17
(dietro la FACIT e a pochi passi dal Museo Ettore Fico), in quella
centrale c'è
una fascinosa piazza coperta, in quella orientale
le
attività innovative che il Comune di Torino sta mano a mano
impiantando (avevo già parlato qui
della riqualificazione dell'ex INCET, in particolare della manica orientale). L'antica fabbrica di
cavi elettrici trova una
nuova identità nella sperimentazione e nell'innovazione, in un quartiere, quello di
Barriera di Milano, che sta
scommettendo su
cultura, arte e condivisione per il proprio futuro.
EDIT propone
cinque spazi tematici: al piano terra,
bakery-café,
birrificio,
pub, al piano superiore un
ristorante, un
cocktail bar e
quattro cucine professionali, a disposizione di privati, società di
catering, con una
show kitchen pensata per momenti di formazione e
piccole start-up. In questi spazi, il pubblico può scegliere se
essere attore o spettatore;
da attore potrà produrre la propria birra
nel birrificio oppure cucinare, affittando le cucine professionali;
da spettatore potrà fermarsi nel ristorante, nel pub o nel
bakery-café, ispirato ad analoghi locali anglosassoni, in cui
fermarsi a lavorare con caffè, tè e fette di torta o croissant
prodotti in loco, nei laboratori a vista.
Tutto è a vista, da EDIT:
le cucine del ristorante, i laboratori del pub e del bakery-cafè, il
birrificio. Gli
spazi sono aperti, si passa da un locale all'altro
senza soluzione di continuità e
ci si sente davvero parte del
progetto, potendo scambiare due parole con gli chef al lavoro e
potendo vedere come viene preparato quello che si consumerà.
A
guidare i locali di EDIT, l'imprenditore
Marco Brignone, ideatore del
progetto, ha chiamato
nomi importanti e prestigiosi, puntando
sulla
qualità e sulla credibilità delle filiere: il ristorante è stato
affidato ai
fratelli Costardi, gli unici stellati del Vercellese; il
cocktail bar è in mano ai bartender di
Barz8, storico locale di
Borgo Po; il Bakery Cafè conta su
Pietro Leemen e sulle sue ricette
organiche e naturali; il pub prepara le proposte di
Renato Bosco,
compreso il suo famoso doppio crunch. La cosa bella è curiosa, raccontata da Brignone in conferenza stampa, è che gli chef-star hanno compreso
lo spirito di condivisione e contaminazione di EDIT da subito e hanno iniziato a scambiarsi esperienze e a influenzarsi a vicenda, negli spazi loro assegnati.
Quello che colpisce, in questo
primo assaggio di EDIT, è
la fluidità della proposta: tutto è a
vista, tutto è ben curato, tutto è saporito e intrigante; si
respirano
la passione di Marco Brignone e
l'entusiasmo del suo staff,
che qui, nelle sale di EDIT, conta su 55 persone, tutte molto giovani
(l'età media di chi ha collaborato al progetto non arriva a 30
anni); la
location gioca con il passato industriale e sa creare
ambienti di design colorati e intimi (ho
molto amato il bakery-café,
in cui è molto facile immaginarsi a lavorare e conversare d'inverno,
e le viste sulla piazza interna che regala il pub, sperando che
questa relazione così diretta tra piazza ed EDIT venga sfruttata
nella bella stagione); bella l'idea della
scala scenografica,
segnalata da un'
installazione luminosa, che unisce i due piani,
permettendo nuove viste e rendendo protagonista, ancora una volta, il
pubblico.
EDIT
spariglia un po' le carte, al rendere protagonisti
delle esperienze immersive che si vivranno: è un
modo innovativo di
vivere la buona tavola, è una
proposta non comune, è
avvolgente,
grazie ad architettura e design (e su questo tornerò presto, perché
ho molto amato il
concept architettonico) e conta sull'entusiasmo di
chi ci lavora (che è sempre cosa importante).
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