C'è anche l'
enogastronomia tra i temi su cui Torino punta per il proprio
futuro,
non solo in locali e ristoranti sempre più
attenti
all'eccellenza e alla sperimentazione, ma anche in
progetti
che assumono poi una
dimensione turistica e nazionale. Ed è curioso
che i
templi dell'enogastronomia innovativa trovino tutti la sede
in
spazi riqualificati, da
Eataly nell'ex Carpano a
EDIT nell'ex INCET.
Troverà spazio in
un'altra eccellenza architettonica, sebbene non
legata alle industrie, anche la
Piazza del Vino, centro espositivo
e didattico, d'incontro e socialità, pensato per presentare
i vini
piemontesi e il territorio che li produce. L'
ex Borsa Valori di via San Francesco da Paola 28, appartenente alla
Camera di Commercio, sarà infatti opportunamente
ristrutturata per ospitare questo nuovo centro, capace di
attrarre
fino a 285mila visitatori all'anno, secondo i calcoli della
Regione Piemonte e della Camera di Commercio.
Realizzata negli
anni 50, per volere della Camera di Commercio, che aveva bisogno di
una Borsa, dopo il bombardamento bellico dello storico
Palazzo
Morozzo della Rocca, la
Borsa Valori è uno dei capolavori torinesi
di Roberto Gabetti e Aimaro Isola e dei fratelli Giorgio e Giuseppe Raineri. All'esterno l'edificio è
caratterizzato da
un'alta zoccolatura in bugne di basalto, su cui si
aprono le finestrelle delle cabine telefoniche, usate all'epoca per
le contrattazioni e le informazioni, e le finestre del piano rialzato
degli uffici. Lo spazio di maggiore interesse è la
Sala delle
Contrattazioni, quadrata, di circa 40 metri per lato, con
una
grandiosa volta in cemento armato,
nervata da travi
convergenti in fulcri di appoggio, situati su pilastroni, cinque per
ogni lato del perimetro, per
un'altezza massima di 16 metri (i
l
disegno delle travi sulla volta è l'
ennesima conferma del fatto che
a Torino bisogna sempre alzare lo sguardo, per
non smettere
mai di stupirsi delle meraviglie dei suoi architetti, siano barocchi,
moderni o contemporanei).
La Sala prende
luce da due lati opposti,
affacciati su un giardino interno e su via Cavour; sugli altri due
lati ci sono il muro di separazione da una proprietà privata e la
facciata interna del settore dedicato agli uffici, aperta con
vetrate, gallerie e finestre. L'
impatto di quest'edificio nella
cultura dell'epoca è descritto in un passo di
La Borsa Valori di
Torino. Il progetto, la sua storia di
Alberto Papuzzi, riportato dal
comunicato stampa, sottolineando che a quei tempi, siamo
nel 1952,
Torino era la
company town, ovvero la città della Fiat: "Torino
era il
polo di riferimento per il resto d'Italia, se guardavi
all'architettura dal punto di vista delle case di residenza e degli
edifici industriali. La Fiat o la Recchi determinano
linee di
sviluppo dell'industria delle costruzioni di successo notevole, dagli
anni cinquanta agli anni sessanta. Naturalmente la città doveva fare
i conti con il genio di
Carlo Mollino, non facilmente riconducibile a
correnti o scuole, un
lieber Meister tanto presente quanto difficile
proprio come architetto da seguire. D'altronde a Torino venivano
realizzate
due delle opere più famose di Nervi, in occasione del
centenario dell'Unità d'Italia, che entravano nell'immaginario
architettonico mondiale:
Torino Esposizione e il
Palazzo del Lavoro.
Qui lavorano, oltre a Nervi, anche ingegneri strutturalisti come
Sergio Musmeci e
Riccardo Morandi".
Schizzo di Aimaro Isola per la Piazza del Vino
Il nuovo
progetto della Piazza del Vino trasformerà la grande Sala delle Contrattazioni in una
vera
e propria piazza coperta, in cui troveranno posto " i consorzi
vinicoli, gastronomici e i territori ospiti, trasformandosi
all'occasione in un palcoscenico per gli eventi". Sulla Sala
si affaccerà inoltre
una nuova balconata, che ospiterà gli
spazi di
degustazione, in collegamento con il settore che fu degli uffici e
che sarà trasformato in uno
spazio commerciale, con un
negozio "dedicato al mondo del vino e un
ristorante gourmet che permetterà di
affacciarsi sulla città e le colline dalla
terrazza panoramica".
Il
piano sotterraneo, infine, sarà trasformato in
Museo e spazi
didattici.
Dal progetto di massima della piazza del Vino
una prospettiva senza la copertura dell'edificio e una sezione
In una sola sede, di
circa 5mila metri quadrati,
appassionati e turisti troveranno tutto il necessario per
scoprire la
cultura enogastronomica del Piemonte, una vera e propria
vetrina di
una delle sue eccellenze più importanti. E Torino avrà un nuovo
centro di socializzazione dedicato al cibo, in un'
architettura aulica
del suo recente passato, proponendosi anche come
punto di riferimento
sul riutilizzo prestigioso di edifici dismessi.
Tempi di
realizzazione? Lunghi, a quanto pare. Il progetto prevede circa
3,5
milioni di euro di spesa per adeguare l'ex Borsa Valori alla sua
nuova funzione; si avvieranno le
procedure pubbliche per "individuare i soggetti privati aggiudicatari dei lavori di
realizzazione e della successiva gestione dell'immobile. Un passaggio
per cui si è fortemente voluto tenere insieme le due fasi,
adeguamento strutturale e gestione, per le quali quale ci si avvarrà
della consulenza di un advisor: la definizione delle linee di
intervento e del bando
si concluderà tra sei mesi" spiega e
conclude il comunicato stampa.
Il progetto è
decisamente
interessante, come è sempre
appassionante il riutilizzo intelligente
di edifici che vantano una lunga storia. Seguiremo il suo sviluppo,
fino alla sua apertura, anche perché sono
belle le parole dette da Aimaro Isola a la Repubblica, qualche giorno fa: "La nuova Borsa Valori sarà una sorta di piazza coperta dedicata al vino e alla sua cultura: è un utilizzo diverso da quello per cui l'edificio era nato, ma è bene che il luogo continui a vivere.
Non sono così convinto che funzione e forma debbano essere strettamente collegati, come si teneva a pensare un po' di anni fa, purché entrambi siano trattati
con attenzione". Isola è l' unico progettista ancora vivente ed è detentore di
una sorta di diritto d'autore, per cui si è chiesto anche il suo parere prima di procedere all'affidamento di progetto e realizzazione. E lui,
89enne, se n'è uscito con "Non sono convinto che funzione e forma debbano essere strettamente collegati". Un'affermazione che può aprire
nuovi orizzonti nell'architettura delle nostre città, ricche di edifici dismessi in cerca di nuove funzioni.
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