25 anni, due occhi azzurrissimi,
attenti e mobili, una passione, per la magia, che gli ha dato già
belle soddisfazioni professionali:
Campione Italiano di Magia a 17
anni, il Premio
Mandrake d'Oro, l'Oscar della Magia, a Parigi, una
collaborazione pluriennale con
Arturo Brachetti, che lo ha voluto con
sé in alcuni dei suoi spettacoli, tra Parigi e il Canada, una
trasmissione,
Vuaalà che magia!, su Boing tutti i venerdì alle 20.
Se
sono numeri già impressionanti per un 25enne, aggiungo che
Luca Bono ha appena terminato le
date torinesi de
L'illusionista, il suo
primo one man show andato in scena alla
Casa del Teatro Ragazzi, per
la regia di Arturo Brachetti e con le musiche di
Alex Britti (ho
visto lo spettacolo, mi è piaciuto e
vi ho raccontato perché); tutti gli
spettacoli
esauriti e l'aggiunta di nuove repliche, anch'esse
andate
esaurite in poche ore. Lui, torinese di Pino ("ma vivo a
Chieri"), lo racconta con l'
understatement di queste parti, che
non nasconde
sorpresa e soddisfazione.
Foto di Paolo Ranzani (sin) e Franco Rodi (ds)
- Sognavi di fare il mago da
bambino?
No, non ci pensavo affatto, mi ricordo solo di una
puntata de
L'albero azzurro, in cui un mago aveva fatto cose e avevo
cercato di imitarlo, ma niente di più. Molti colleghi hanno iniziato
da bambini con la scatola di Silvan, ma io non ero interessato
particolarmente. È successo tutto a 14 anni, dopo un incidente con
il go-kart, che era la mia passione, dato che sognavo la Formula 1:
per intrattenermi e distrarmi, mio fratello mi faceva
numeri di magia e mi sono incuriosito. Meglio così, se inizi da
bambino, rischi di perderti durante l'adolescenza, quando gli
interessi cambiano; se inizi da adolescente hai le idee più chiare e
sei più disposto alla disciplina che richiedono le prove e
l'allenamento.
- Cosa ti ha attratto della magia?
All'inizio
soprattutto la possibilità di scoprire i trucchi e stupire gli
amici. Poi mi è piaciuta la possibilità di cercarne il senso: non la magia fine a se stessa, ma la possibilità di inserirla
in una storia, di dare un significato. Credo sia questo il più
grande insegnamento che mi ha dato Arturo Brachetti: lui si trasforma
in personaggi, racconta storie attraverso il suo trasformismo ed è
questo che lo rende diverso dai colleghi, il suo trasformismo non è
fine a se stesso. A me attrae la magia non fine a se stessa, ma inserita in un contesto.
Foro di Mirella Pavia (sin) e Paolo Ranzani (ds)
- Hai appena presentato a Torino L'illusionista, che ha avuto un successo strepitoso.
Il mio primo spettacolo da solo e ha presentato la magia come piace a
me: non è fine a se stessa e ha una storia da raccontare. Magia, giochi, divertimento sono
stati il punto di partenza, ma quello che ha reso lo spettacolo
diverso è che ha toccato tutti gli ambiti della magia: in genere si
tende ad affrontarne uno solo, il mentalismo, l'illusionismo, la
manipolazione. Io non amo queste divisioni e ho cercato di toccare
tutti gli ambiti, perché la magia mi piace tutta.
- I numeri che
hai presentato sono tuoi?
Dipende, alcuni sono variazioni. Per esempio, negli anni 50 era di moda un
trucco per cui il prestigiatore faceva apparire molto sale, era molto
bello. Ma non aveva molto senso in sé, per il mio spettacolo, così l'ho un po' trasformato: il sale diventa la
sabbia di una clessidra, quindi della nostra vita e del
tempo che abbiamo perso: in quel pezzo, il mago fa apparire il
tempo, insomma. Il metodo è simile, ma il contesto è diverso, con
un significato simbolico diverso.
- I numeri a cui tu sei più
legato?
Credo quello delle colombe: è quello che faccio da più
tempo, lo conosco bene, mi sento più sicuro. L'ho presentato nei
galà che ho fatto, ai concorsi, l'ho fatto 400 volte con Arturo: se
succede qualcosa in uno spettacolo, lo modifico, è più affinato e
quindi è per forza migliore di uno che faccio magari da una
settimana.
- Nel tuo spettacolo, due collaborazioni importanti,
con Arturo Brachetti e Alex Britti. Come sono nate?
Arturo
frequenta il Circolo degli Amici della Magia da sempre, aveva bisogno
di un mago che facesse Harry Potter in uno dei suoi spettacoli, per
l'apertura di un suo spettacolo e mi hanno segnalato: avevo 14 anni, i capelli a caschetto e facevo un numero più o meno simile a
quello che gli serviva; da lì piano piano ho continuato a
collaborare. Da lui ho imparato la disciplina: lui è uno che ti dà
appuntamento alle 11 e alle 10 è già in teatro, tu vai via distrutto dopo una giornata di prove e lui è
ancora lì che prova le luci e controlla il resto. Disciplina e
passione. Alex Britti è un amico di mio padre da molti anni, mi
piace come musicista, un mago della chitarra; non ha firmato tutte le
musiche, perché alcuni numeri li avevo preparati prima del suo
arrivo, ma le sue sono originali per lo spettacolo.
Foto di Tonello Abbozzi (sin) e Franco Rodi (des)
- In cosa non
bisogna mai usare la magia?
Be', direi su se stessi, non
trasformarsi mai in altre persone e non avere
altre facce.
- E cosa faresti sparire?
Volendo evitare le risposte
da Miss, direi che ci devo pensare.
- Sei mago in una città
magica: Torino è magica sul serio?
Sai che probabilmente lo è
davvero? Se ci pensi, a Torino c'è più fermento verso la magia in
generale, mi riferisco all'illusionismo, ovviamente. Io vado al
Circolo Amici della Magia, ma non è l'unico che c'è a Torino ed è
una cosa strana, perché nelle altre città ce n'è solo uno. Per
questo spettacolo abbiamo aggiunto varie date, andate tutte
esaurite.
- Il rapporto con Torino?
Mi piace molto. Assomiglia
a Parigi, ma è più vivibile, è più a misura d'uomo, più
tranquilla.
- Un posto magico di Torino da consigliare?
Aiuto!
Io amo tutte le piazze di Torino, ma sceglierne una non saprei.
Luca
Bono ha
un sito web, che aggiorna sulle sue attività e sui suoi
spettacoli
lucabono.com.
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