Da quando i
Mercati Generali torinesi
sono stati trasferiti fuori città, ormai più di un decennio fa,
periodicamente torna la domanda:
cosa fare dell'ex MOI, il
bell'
edificio razionalista che li ospitava? Durante le Olimpiadi del
2006 è stato trasformato in un
centro polifunzionale, poi ha
ospitato una delle prime edizioni di
Paratissima; tra l'uno e l'altro
evento lunghi periodi di abbandono, che continuano ancora oggi.
Qualche anno fa si era parlato della trasformazione del complesso
in un polo universitario di ricerca, che avrebbe contato sulla
collaborazione dell'Università e del Politecnico di Torino. Poi non
se n'è saputo niente.
Un'intervista de la Repubblica ad Andrea
Perino, porta alla ribalta questa bella struttura razionalista, di
cui abbiamo notizia ogni tanto perché frequentata da clandestini e
irregolari. Appartenente a una
famiglia di panificatori da
generazioni, Perino non solo produce il pane, ma ne è anche
appassionato. Da tempo è impegnato a scoprirne
i sapori e gli
ingredienti autentici: il lievito madre, le farine bio, mescolate a
farro, segale, kamut,
tutti rigorosamente piemontesi (le farine sono
macinate a pietra da un mulino di La Morra, in provincia di Cuneo);
il suo pane, prodotto come si faceva una volta, non solo
si conserva
meglio e più a lungo del pane industriale, ma è più facilmente
digeribile ed è
indicato per chi soffre di intolleranze alimentari.
Cosa c'entrano un appassionato panettiere, un complesso
architettonico abbandonato e
la Repubblica? Al quotidiano, Perino ha
rivelato che gli piacerebbe realizzare
nell'ex MOI una 'cittadella
del pane', "ho anche le piantine su cui mettere giù una bozza
di progetto" ha rivelato. Ve l'immaginate?
Io sì. "
Una
specie di 'università' dove
non solo si sfornano pagnotte e
grissini, biscotti e lievitati,
ma si studiano i cereali e le
farine e
si conducono ricerche sui grani antichi, sulle loro
proprietà, sui loro effetti nell'organismo di chi li consuma"
spiega
la Repubblica. Perino, infatti immagina "un posto dove,
accanto a un polo dedicato alla produzione e a uno spaccio per la
vendita del pane, vi siano anche u
na biblioteca tematica,
una sala
per convegni e conferenze,
una 'scuola' per i miei fornai ma anche
per gli esterni che vogliano saperne di più e magari, in un secondo
momento, perfino
un molino per garantire sempre la qualità e la
fragranza delle farine macinate di fresco".
È un progetto fascinosissimo, che
Perino intende portare avanti perché "è importante
la
formazione sia del produttore sia del consumatore. Quanti conoscono i
gradi di raffinazione della farina? Chi sa il contenuto in sali
minerali di una pianta? Potremmo fermarci al momento di vendere il
pane, ma io voglio andare avanti e
approfondire tutto il possibile
intorno ai cereali, che sono sempre stati alla base
dell'alimentazione". E non solo, "se mi limitassi a una
logica puramente commerciale, avrei una strada semplice: prendi un
capannone, ti espandi, ottimizzi la produzione e il business finisce
lì. Ma c’è un'altra possibilità:
puntare sulla qualità del
prodotto, migliorarlo, farlo conoscere al pubblico e spiegargli come
si possa
vivere meglio mangiando cibi sani e buoni in minore
quantità, proprio come fa l
'oncologo Franco Berrino. La differenza
è lì: nel primo caso investi in un'azienda, nel secondo
investi
sulla gente".
Secondo i piani del panettiere, il progetto
del suo 'polo dei cereali' potrebbe essere
pronto a fine anno, con
apertura al pubblico
tra due anni, alla fine del 2019.
Una bella idea
per un complesso
abbandonato e a forte rischio degrado, nonostante il
valore della sua architettura. Un'idea che si inserisce
in una
tendenza torinese chissà quanto pensata davvero e quanto casuale:
vari edifici dismessi hanno avuto una
nuova vita legata
all'enogastronomia (l'ex Carpano diventata Eataly, l'ex INCET
diventata EDIT), tanti hanno avuto
una vocazione fortemente
innovativa (non solo Eataly ed EDIT, ma ance l'ex Tobler che h
ainventato un nuovo modo di abitare, l'ex CEAT che ha inventato le
ville urbane, l'ex Lanificio Torino diventato Basic Village). In
questo filone si inserirebbe anche l'ex MOI, che porterebbe
tutta
l'attenzione sui grani e sulle farine, tendenza che in Piemonte è
ormai avviata da tempo, e darebbe un ulteriore tassello all'interesse
di Torino per
l'enogastronomia come motore di sviluppo. Che gli dèi
siano con Andrea Perino.
L'intervista completa è
su torino.repubblica.it
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