A novembre, c'è stata a Torino la
prima edizione di Talent House, uno spazio gentile e accogliente
organizzato da
Stefania Manfrè e
Rossella De Palo, per presentare i
marchi
emergenti torinesi; da appassionata
knitter non potevo rimanere
indifferenze alle proposte di
Shamur, il brand di Maurizia Cabbia, che
esalta
la maglieria e l'artigianato, grazie a disegni originali e
filati dai colori naturali e
rigorosamente made in Italy (spesso in
Biella). Mi piace il nome del
marchio, che evoca suggestioni esotiche, mi piace il lavoro di
Maurizia, proporle un'intervista è stata la naturale conseguenza.
Maurizia Cabbia (sin) - Shamur per la primavera 2018 (des)
- Sei laureata in Architettura: il passaggio alla moda come è
avvenuto?
Sono sempre stata appassionata di moda, da bambina
creavo i vestitini delle bambole, una certa creatività, insomma,
l'ho sempre avuta. Credo che poi Architettura mi abbia dato un
metodo: mi ha insegnato a sviluppare il progetto, dall'idea allo
svolgimento e alla sua fattibilità. Nella moda è la stessa cosa, tu
hai un'idea e poi la devi strutturare, verificare quanto sia
fattibile, renderla concreta e metterla a confronto con i canoni e le
esigenze del mercato.
- Il lavoro vero e proprio nella moda
quando è iniziato?
Dopo la laurea. Ho cominciato a viaggiare,
sono stata in India e mi sono entusiasmata per i suoi colori e le sue
stoffe; sono stata tante volte e ho iniziato a fare piccole cose per
me o da vendere alle amiche, in un ambito molto piccolo. In questo
modo, ho iniziato a fare le mie esperienze: la conoscenza delle
stoffe, gli abbinamenti dei tessuti e dei colori, ma anche il sistema
di produzione; ho iniziato a proporre progetti
alle aziende italiane presenti in India, sono stata responsabile di
prodotti dei campionari, mi sono creata una base di esperienze e di
conoscenza del mercato che mi sono poi servite quando ho creato
Shamur.
- Shamur, che ha un suono che evoca l'Oriente!
Vero? Mi
piace molto anche per questo, ma in realtà è l'unione del nome del
cane che avevo e che purtroppo non c'è più Sasha (
Maurizia è una
grande appassionata di cani, al nostro appuntamento è arrivata con
la sua lupa, Atena, che è rimasta disciplinatamente al suo lato per
tutto l'incontro) e il mio, Maurizia. È venuto fuori Shamur, che ha
queste suggestioni orientali che anche tu hai notato. A chiudere il
cerchio ho scoperto anche che in ebraico significa
conservato. È un
nome che mi identifica molto.
Dalla collezione Primavera 2018 di Shamur
- Perché i filati e la
maglia?
Dopo aver viaggiato per tanti anni in India e aver
lavorato tra India e Italia, ho deciso poi di fermarmi in Italia e ho
iniziato a lavorare per una cooperativa sociale, che tra i suoi
interessi aveva anche la moda; ho iniziato a lavorare come stilista
con loro e a un certo punto mi hanno chiesto di realizzare qualche
capo in maglia. Da lì, ho iniziato a cercare artigiani, maglieriste,
fornitori, mi sono appassionata alla ricerca e al lavoro della maglia, che trasforma un filato in un capo d'abbigliamento. Mi piace molto valorizzare
i nostri prodotti, non solo i filati, che compro a Biella, ma anche
l'artigianato e i lavori che si stanno perdendo. Il valore aggiunto di Shamur è che è tutto fatto in
Italia: collaboro con laboratori a Torino, nel Milanese e in Puglia,
dove fanno anche le maglie fatte con i ferri, i ricami, tutto fatto a
mano. Penso che il valore aggiunto, in un mercato così
concorrenziale come quello della moda, oggi siano la qualità e la
creatività.
- A proposito di creatività, cosa ti ispira?
La
notte. Viaggio, passeggio, penso, ma è di notte che le idee prendono
forma. Mi immagino i modelli, butto giù il disegno e poi le
maglieriste provano a realizzarlo e a dare forma al modello che ho
immaginato.
- Quando disegni a chi pensi? C'è una donna che hai
in mente?
Sì, penso a un tipo di donna che sono io, di fatto uso
spesso i capi che disegno per Shamur. Propongo uno stile
chic-casual che mi rispecchia. Le mie creazioni vestono le donne di
tutte le età, dai 40 in su, non faccio maglie per le ragazzine, che
magari si rivolgono a Zara e compagnia. Disegno maglie importanti, oltre all'aspetto estetico valorizzo anche la qualità, che
dev'essere capita e apprezzata, anche il prezzo è diverso e per
questo mi rivolgo a una donna adulta, che sa scegliere e distinguere la qualità.
Dalla collezione Primavera 2018 di Shamur
- Come vestono le
torinesi?
Le torinesi vestono bene, hanno stile, ma non osano. Arriva l'autunno e passiamo al nero, blu e grigio, mentre un tocco di colore è bello, dà luce, mette allegria.
- Dove
ti piacerebbe vedere Shamur tra 10 anni?
La verità? Mi piacerebbe
avere finalmente quella struttura di laboratori, web e tutto il
necessario, che mi permetta di occuparmi solo della parte creativa.
Per ora sono una piccola realtà artigianale, in cui gestisco tutto
da sola, è difficile, è faticoso, mi piacerebbe avere una struttura
più grande e spero di riuscire a costruirla, piano piano.
Shamur
ha un sito web
www.shamur.it, dove trovate l'elenco dei negozi torinesi e italiani in cui sono in vendita i capi del marchio, ed è anche
su Facebook e
su Instagram.
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