La prima donna che ha preso la patente
in Italia e la prima donna laureata in Ingegneria. Torino
città
all'avanguardia anche nel
lungo cammino delle donne alla conquista di
ruoli e diritti considerati solo maschili. Di
Ernestina Luisa Macchia
Prola , prima donna autorizzata a guidare, con una patente ottenuta
nel 1907, vi ho raccontato
in questo articolo. Adesso è tempo di parlare di
Emma Strada,
laureatasi al Regio Politecnico di Torino nel 1908,
prima donna
ingegnere d'Italia, un anno dopo la patente di Ernestina Luisa. Che
città, Torino, che anni, quelli dell'inizio del XX secolo!
Alla
laurea di Emma Strada concorre anche
il mondo in cui cresce ed è
educata: un mondo
aperto e liberale, in cui suo padre
Ernesto,
ingegnere con un proprio studio, l'aveva sempre incoraggiata a
seguire i propri interessi. Sono gli anni in cui Torino si inventa
capitale dell'auto, con le prime case automobilistiche e la prima
industrializzazione. Sono anni di "mutamenti della società,
della famiglia e del costume, in un momento decisivo della storia
d'Italia, quando la formazione dello stato nazionale e
l'industrializzazione stavano dando l'avvio al processo di
modernizzazione. Emma ricevette forti stimoli dal padre, Ernesto,
ingegnere civile, laureato alla Scuola di applicazione nel 1878,
proveniente da una famiglia nobile della Lomellina. Egli aveva
esercitato
la libera professione per tutta la sua esistenza, e fu
sicuramente
'esempio' da emulare da parte della giovane Emma.
Oltre all'attività dello studio tecnico che lo impegnò nella
progettazione, costruzione e perizie, fu per un periodo
consigliere
provinciale a Torino quindi addentro alle problematiche
politico-edilizie della Torino d’inizio secolo. Molto dedito alla
famiglia, ma sicuramente di
spirito progressista, fu lui a
stimolare la giovane, e a
supportare la decisione della figlia di
intraprendere il corso degli studi in Ingegneria" si legge su
Emma Strada e le altre. Gli sviluppi dell'ingegneria al femminile dalla prima donna ingegnere in Italia, scritto da
Margherita
Bongiovanni, per il convegno
L'ingegneria al femminile, tenutosi a
Genova nel 2010. E capite bene come sia importante avere una famiglia
con il giusto atteggiamento. Prima del Politecnico, Emma aveva
frequentato il Liceo Classico D'Azeglio, scelta insolita per una
ragazza di quel tempo, perché già
programmatica: alla maturità
sarebbe seguita l'università.
Nel 1908,
Emma Strada aveva 24 anni: si era
laureata a pieni voti, arrivando
terza su 62 iscritti; nel suo curriculum
6 100/100 e 75/100 come voto
più basso, all'esame di Architettura sostenuto il 26 luglio 1906
(l'architettura non doveva proprio piacerle all'epoca, se due anni
dopo, il 7 luglio 1908, ottenne un 88/100, uno dei suoi voti meno
brillanti). Terminati gli studi, entrò nello studio paterno e iniziò
subito a
lavorare a progetti importanti. Il suo primo lavoro fu la
progettazione di una galleria per drenare l'acqua di una miniera, a
Ollomont, in Valle d'Aostra; poi
fu in Calabria, dove, tra il 1909 e
il 1910, progettò la costruzione della
ferrovia auto-moto-funicolare
di Catanzaro, una "galleria in curva e in pendenza con un
tratto sotto l'abitato, che doveva congiungere Catanzaro a Sala su un
percorso di 7 km" secondo quanto riporta Bongiovanni.
Per
qualche anno collaborò anche alla
vita universitaria, come
assistente del
professor Luigi Pagliani, docente e direttore del
Gabinetto di Igiene Industriale dell'Università di Torino. Poi, la
morte di suo padre, nel 1915, la spinse a occuparsi esclusivamente
dello studio paterno, con il fratello Ernesto. Tra i lavori che curò,
lo
scavo di una miniera d'oro, nei pressi di Macugnaga (BI), un
sistema per la fabbricazione di gas, utilizzando il butano e il
propano, considerati sottoprodotti di scarto delle raffinerie di
petrolio (siamo nella prima metà del XX secolo).
Ma l'ingegner
Strada
non si limitò a essere un'ottima professionista, cosa che le
avrebbe fatto onore, pensando che, sebbene proveniente da un intorno
illuminato e progressista, si muoveva comunque
in un mondo di maschi,
in cui lei donne erano guardate
con diffidenza e con sarcasmo (se
penso alle battute che tra gli anni '80 e '90 si riservavano alle
ragazze di Ingegneria, anche da noi di Architettura...).
Nel 1957, fu
tra le fondatrici di
A.I.D.I.A., l'Associazione Italiana Donne
Ingegnere e Architetto, che ancora oggi
valorizza il lavoro delle
donne nelle due professioni, attraverso collaborazioni, eventi e il
mitico fare rete, che non è concetto nuovo.
Emma fu la prima
presidente dell'Associazione e la guidò a lungo, essendone l'anima
fino alla sua morte,
nel 1970.
Una figura di donna sicuramente
privilegiata per l'intorno in cui nacque, ma anche
tosta, per
battersi in un mondo maschile e per
non dimenticare le responsabilità
che come
apripista aveva verso le colleghe e verso le donne che
volevano aprirsi a professioni generalmente vietate. La biografia di Emma Strada
potrebbe finire qua. Ma l'articolo di Margherita Bongiovanni, che
vi
invito a leggere al link che vi ho segnalato, porta altri dati.
Essendo laureata in Architettura,
mi toccano anche personalmente,
perché raccontano l'evoluzione del Politecnico di Torino e la
lunghissima strada che,
grazie a donne come Emma Strada, abbiamo
tutti compiuto (tutti perché ogni diritto riconosciuto a una donna è
un progresso per tutta la società).
"Negli anni che seguono la laurea di Emma
Strada, e sino agli anni Cinquanta circa,
la presenza femminile al
Politecnico di Torino fu sporadica, quasi casuale. Nell'arco di una
cinquantina di anni si laurearono solo una cinquantina di donne. Tra
loro,
le 'prime' a conseguire il diploma di laurea in discipline
fino ad allora solo appannaggio maschile si ricordano
Ines del Tetto,
1911, prima donna ingegnere chimico,
Teresita Cotto, 1912, prima
donna ingegnere meccanico,
Giovanna Cavagnari, 1926, prima donna
ingegnere elettrotecnico,
Giuseppina Audisio, 1930, prima donna
architetto,
Laura Lange, 1933, prima donna ingegnere Civile Edile,
Anna Maria Demichelis, 1948, prima donna ingegnere civile e
trasporti,
Anna Nuvoli di Grinzane, 1951, prima donna ingegnere
elettrico,
Angelica Frisa, 1957, prima donna ingegnere minerario,
Maria Grazia Cerri, 1962, prima donna ingegnere Aeronautico,
Maria
Angela Gallarate, 1965, prima donna ingegnere elettronico, per
arrivare a
Lorenza Saitta laureatasi con 110 e lode nel 1969 prima
donna ingegnere nucleare. La prima donna ingegnere gestionale si
laurea a Torino nel 1995".
L'ultimo dato testimonia come
la
parità sia ancora lontana al Politecnico, ma anche come nelle nuove
generazioni le aspiranti architette e ingegneri siano aumentate: "I
dati cambiano sensibilmente dopo gli anni Duemila, nel 2010 si
riscontra
una percentuale di laureate superiore al 57% per le
studentesse della facoltà di
architettura e
intorno al 24% per le
studentesse delle facoltà di
ingegneria". E guardate anche questi numeri pubblicati
da repubblica.it: "La
prima donna a vincere il
concorso da professore ordinario al Politecnico è stata
Pina Novello nel 2000. La
prima e unica donna a ricevere la laurea honoris causa al Politecnico è
Rita Levi Montalcini,
nel 2006"
Grazie Emma, forza ragazze!
Ho una nonna di mia madre, torinesissima, che si laureò al politecnico di Torino. si tratta di Eugenia De Bernardi. forse sbaglio, ma se non è così spero che possiate darle un piccolo spazio.
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