La storia ufficiale tende a
dimenticare
le donne, preoccupata soprattutto delle imprese di principi e re. Del
resto, quale era la funzione delle donne?
Procreare e cercare di
vivere a sufficienza per vedere il proprio figlio sul trono. Poi ci
sono state donne più o meno fortunate (dipende dai punti di vista),
che sono riuscite a
esercitare il potere in proprio, seppure
nel nome
dei propri figli, basti pensare alle
Madame Reali del Ducato di
Savoia. Il destino delle principesse, se non erano maritabili, era
quasi sempre
il convento, spesso luogo di destinazione anche delle
figlie bastarde di principi e sovrani. Tra le donne che hanno evitato
questo triste destino,
Maria Vittoria Francesca di Savoia, una delle figlie di
Vittorio Amedeo II e della
sua amante più amata,
Jeanne Baptiste d'Albert de Luynes, moglie del conte di Verrua.
I ritratti di Maria Vittoria Francesca, da Wikipedia
Fu la prima figlia
nata,
nel 1690, dalla relazione adultera dell'allora Duca di Savoia e
il padre ebbe per lei
una predilezione speciale, per tutta la vita.
Un rapporto, quello tra padre e figlia, rafforzato
dalla
fuga di Jeanne in Francia. Stanca delle scenate e della gelosia
dell'amante, arrivato a chiuderla in casa per impedirle di vedere
altre persone, Jeanne organizzò il suo ritorno in Francia, grazie
alla complicità del fratello. E, una volta tornata a Parigi, riprese
la sua vita sociale alla corte di Luigi XIV, con il
beneplacito finale
di Vittorio Amedeo, che per quella donna bella e libera doveva
sentire anche una certa ammirazione. Per scappare da Torino, Jeanne
lasciò anche i figli nati dal legame con il Duca e fu lui a
prendersi cura della loro educazione, senza abbandonarli al loro
destino.
Per Maria Vittoria, giunta in età da marito, Vittorio
Amedeo organizzò
un matrimonio da principessa, sposandola, nel 1714,
a
Vittorio Amedeo di Savoia-Carignano, appartenente al ramo cadetto che avrebbe
poi regnato sul Regno di Sardegna da Carlo Alberto in poi. I
re
d'Italia, dunque,
portano anche il sangue di questa donna libera e
avventurosa. Per lei ci furono anche il titolo di
Marchesa di Susa e
un appannaggio di
400mila livre annuali, che avrebbero dovuto
metterla al riparo dalla
tendenza allo sperpero del marito. Furono
infatti
i continui debiti a caratterizzare la vita della coppia e a
costringerla a ricorrere a mille sotterfugi
per evitare la
bancarotta. Solo quattro anni dopo il matrimonio, Maria Vittoria e
il marito dovettero
fuggire in Francia, prima lui
e poi lei. Arrivarono a Parigi e lì
si fecero subito notare per i
progetti grandiosi di Vittorio Amedeo, che volle portare le sue
scenografie e il suo teatro nella capitale francese. Il progetto non
funzionò, ma la coppia non smise di attirare l'attenzione dei
parigini. Il Principe fu nominato
Intendant des Ménus Plaisirs dal
reggente Philippe II d'Orleans e la coppia si trasferì all'
Hôtel de
Soissons, considerato eredità di famiglia; qui
divenne famosa per
lo stile di vita non proprio regale, tra giochi d'azzardo e
libere relazioni.
La principessa diede libero sfogo
all'inclinazione per l'intrigo e per il gossip, divenne amica
(amante?) del
Duca di Borbone Louis-Henri, che fu primo ministro del
giovanissimo Luigi XV, e del Cardinale Fleury, che era il suo precettore. Sarebbe andato tutto
bene se Maria Vittoria Francesca, sempre per la passione per
l'intrigo, e anche per affetto filiale, non avesse
l'abitudine di
riferire tutti i segreti che scopriva a Parigi al padre. Così gli
raccontò dei tesissimi rapporti della coppia reale e dei tentativi
di assicurarsi l'influenza sul sovrano non solo da parte della regina,
ma anche del Duca di Borbone e del Cardinale Fleury. La principessa
sabauda fu
parte attiva negli intrighi di corte, non riuscendo mai ad
avere l'amicizia di Maria, la regina di Francia, e sostenendo il Duca di Borbone, fino allo scontro finale con Fleury, vinto da quest'ultimo, nuovo Primo Ministro del Re. Però le forti amicizie
intessute a corte e il suo atteggiamento brillante, le permisero di
sopravvivere sempre ai continui
fallimenti e debiti del marito Vittorio Amedeo.
Alla morte del principe,
nel 1741, 50enne e sempre attivissima, Maria Vittoria Francesca
iniziò
una fase della vita più tranquilla, con i figli ormai
sposati: Luigi Vittorio a Cristina Enrichetta d'Assia-Rotenburg, Anna
Teresa a Carlo di Rohan, principe di Soubise. Rimasta a Parigi, vi
morì nel 1766. Sua nipote
Maria Teresa Ludovica, figlia di Luigi
Vittorio, fu intima amica della
regina Maria Antonietta di Francia: è
passata alla storia come
Principessa di Lamballe e per la
tragica
fine che i rivoluzionari le riservarono, oltraggiando il suo corpo,
solo per essere amica della regina austriaca. Ci sono
tante storie di
donne, nelle pieghe della Storia.
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