Dopo averla vista tanto da fuori, esserci sorpresi
per la linea curva in un quartiere operaio e aver scoperto
un'importante basilica paleocristiana nelle sue fondamenta, ieri è stato il momento
dell'ingresso
nella Nuvola della Lavazza, in Borgo Aurora. La nuova
sede dell'azienda torinese è una sorta di
dichiarazione d'amore a Torino e al quartiere in cui ha creato la sua fortuna:
"Rimaniamo nella città in cui siamo nati e con cui vogliamo
condividere il futuro" ha detto il presidente
Alberto Lavazza,
terza generazione da Luigi, il fondatore,
nel 1895. E l'accento
torinese di Alberto fa sorridere anche d'orgoglio, mentre lo si
ascolta, così marcato. Torna poi più tardi nelle parole
di
Cino Zucchi, l'architetto che ha disegnato la Nuvola: "Non
contano le parole, conta l'accento" dice, citando qualcuno (mi
spiace, ho perso chi, ma mi è piaciuto il concetto). E proprio
in base all'accento, "
sobrio, della famiglia e della città"
ha disegnato una nuvola con una facciata "che cambia colore
secondo il tempo e che ricorda il caffè e il cielo".
Non è
solo la facciata, ma è tutto il
concept che rende la Nuvola
uno dei
più importanti interventi architettonici e urbanistici nella Torino
contemporanea. Non solo
l'uso sapiente della linea curva, sinuosa,
avvolgente ed elegante, come non succedeva davvero da Guarini, ma
anche
il recupero della Centrale Elettrica di via Bologna, la
costruzione di una piazza che apre l'isolato al quartiere, con i suoi
spazi verdi e la sua fontana, la
valorizzazione della Basilica
paleo-cristiana, dietro i vetri, all'angolo tra corso Palermo e via
Ancona.
È tutto un
concept che
parla di un contemporaneo che tutela il
passato e la storia, dando loro il valore che meritano, è la
metafora dei Lavazza, che guardano al futuro con le radici ben salde
nel quartiere in cui sono nati, orgogliosi di quello che sono stati e
di quello che saranno.
C'è molto di Torino, in questo modo di
essere, pensavo, visitando le sale del
Museo Lavazza (sarà aperto al pubblico
l'8 giugno 2018), in cui, pur
senza essere bevitrice di caffè (ok, oltre all'alcol non mi piace
neanche il caffè, sorry), ho riconosciuto
molta parte della nostra storia,
non solo per Carmencita e Caballero o per San Pietro, ma anche per
questo
modo di essere e di lavorare. Il Museo Lavazza racconta
la
storia della famiglia, dalla drogheria di Luigi Lavazza, in via San
Tommaso 10, con la ricreazione delle
prime casse e dei primi sacchi di caffè da tostare, sistemati in un
ambiente luminoso che riesce a renderli contemporanei, come
un
vintage da ammirare; il racconto, curato da
Ralph Appelbaum, si serve
di tanti strumenti multimediali, che
coinvolgono il visitatore e lo
rendono protagonista, con chicche come
la Fabbrica, in cui c'è tutto
il racconto della produzione del caffè,
la Piazza in cui c'è anche
una riproduzione della macchina per l'espresso con capsule disegnata per
la
Stazione Spaziale Internazionale (la prima è ancora lì e il
primo espresso spaziale è stato bevuto da
Samantha Cristoforetti, la
prima astronauta italiana), l'
Atelier, che ricorda la storia creativa
della Lavazza, da
Più lo mandi giù più ti tira su a
Caballero e
Carmencita, da
San Pietro in nuvole d'ovatta a tutte
le bellissime
fotografate con una tazzina di caffè.
Come il Museo, sono aperti alla
città il
Bistrot e il ristorante
Condividere. Il primo è la
Mensa
dei dipendenti Lavazza: una mensa aperta anche al pubblico l'avevate
mai vista prima? Ispirato dalla filosofia di Slow Food, il Bistrot
propone tre isole-ristoranti:
Tierra!, attento a piatti green,
San
Tommaso 10, che ricorda l'indirizzo della drogheria di Luigi e serve
street food italiano,
Murisengo, il nome del paese da cui Luigi è
partito per cercare fortuna a Torino, che propone piatti della
tradizione.
Condividere è
l'ambizioso ristorante con cui la Nuvola
vuole entrare nella lista di
nuovi e innovativi spazi enogastronomici
cittadini: l'
apertura è prevista per l'8 giugno 2018 ed è stato pensato con la collaborazione di
Ferran Adrià,
che in conferenza stampa ha spiegato come il suo lavoro sia stato
trovare una formula di sostenibilità economica, visto che sopravvive
5 anni una percentuale minima dei ristoranti aperti, coniugata a una
proposta che dica qualcosa di nuovo nella lunga tradizione
enogastronomica italiana. In cucina ci sarà lo chef
Federico Zanasi,
mentre la decorazione degli interni è opera di
Dante Ferretti, che
ha inventato uno
spazio curioso, in cui convivono suggestioni
orientali, grandi illustrazioni e quadri di gusto
pop, e soffitti di
specchi e tubi colorati che sanno di estetica
post-industriale.
Poi
c'è
la Nuvola vera e propria, quest'edificio di fitte finestre
colorate sui toni dell'azzurro e di curve morbide, così insolite tra
le case dell'Ottocento e del primo Novecento di quest'angolo di
Torino, affacciato sulla Dora e pronto alla pianura che corre verso
Milano. I Lavazza tengono a sottolinearne
le qualità tecniche, lo
hanno fatto sia Alberto che Giuseppe e Marco in conferenza stampa: "Premiato
con il
livello Platinum della certificazione LEED® - il
riconoscimento più alto previsto dal sistema che valuta l'eccellenza
energetico-ambientale degli edifici - il nuovo Headquarter
rappresenta un
esempio avanzato di smart working con oltre il 90% di
open space, aree quick meeting e sale riunioni tecnologiche. Inoltre,
le aree funzionali sono state co-progettate con i team di lavoro,
mentre arredi innovativi facilitano la condivisione e l'efficienza,
offrono comfort e benessere" spiega il comunicato stampa,
esagerando con l'inglese. Un peccato che gli uffici e la terrazza non
siano stati compresi nel press tour, perché sarebbero stati la parte
più interessante, quella che avrebbe mostrato
il rapporto tra
architettura e uffici e il volto interno dell'edificio.
C'è un
ultimo spazio che merita di essere citato,
la Centrale. È la grande
centrale elettrica di via Bologna,
la prima centrale elettrica di
Torino, ricorda la guida che ci ha accompagnato nella visita, "quando
si pensa all'industria vengono immediatamente in mente nomi di altre
aziende, ma
la rivoluzione è partita da qui, dall'elettricità,
senza la quale non sarebbe stato possibile lo sviluppo industriale".
Nella grande sala centrale,
le vetrate di gusto liberty sono state
conservate e lo spazio, ampio come una cattedrale industriale, in
grado di ospitare fino a mille persone, sarà
aperto alla città con
mostre temporanee, eventi culturali, dibattiti.
Alberto, Giuseppe e Marco Lavazza
in conferenza stampa e
Francesca durante la visita, hanno fatto
spesso riferimento ai
valori della famiglia, che si trasmettono alla
sua
filosofia aziendale, al rispetto dell'ambiente, alla
partecipazione in progetti di solidarietà e commercio equo. I
rimandi tra Torino, i Lavazza, i valori e il mondo sono continui
nella Nuvola e viene da pensare che in questi anni, quando abbiamo
pensato al capitalismo familiare torinese, abbiamo sempre pensato alla
famiglia sbagliata.
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