FLOReal d'autunno alla Palazzina di Stupinigi

 Nel weekend torna alla Palazzina di Caccia di Stupinigi FLOReal, che tanto successo aveva avuto nella prima edizione, nella stessa location. Nella tre giorni, dal 7 al 9 ottobre 2022, la mostra florovivaistica, con vivaisti provenienti da ogni parte d'Italia, sarà accompagnata da un ricco palinsesto culturale. Presentazioni di libri e conferenze, proiezioni di cortometraggi e documentari, performance teatrali, mostre, laboratori e un ampio spazio dedicato alla gastronomia, con un filo comune: la natura e la sostenibilità. La mostra propone colori e profumi dell'autunno, "dal fiore più amato, la rosa, agli agrumi siciliani, le orchidee dalla Lombardia, e ancora piante succulente e carnivore, orchidee, tillandsie, piante acquatiche e rampicanti, aromatiche e tropicali, oltre a diverse tipologie di bonsai. Piante da appartamento, da secco e da sole intenso, da ombra, fioriture annuali, bulbose e graminacee. Non mancheranno varietà più stagionali come le viole, i ciclam

Nella Nuvola della Lavazza, architettura, rimandi e valori condivisi tra Torino e il mondo

Dopo averla vista tanto da fuori, esserci sorpresi per la linea curva in un quartiere operaio e aver scoperto un'importante basilica paleocristiana nelle sue fondamenta, ieri è stato il momento dell'ingresso nella Nuvola della Lavazza, in Borgo Aurora. La nuova sede dell'azienda torinese è una sorta di dichiarazione d'amore a Torino e al quartiere in cui ha creato la sua fortuna: "Rimaniamo nella città in cui siamo nati e con cui vogliamo condividere il futuro" ha detto il presidente Alberto Lavazza, terza generazione da Luigi, il fondatore, nel 1895. E l'accento torinese di Alberto fa sorridere anche d'orgoglio, mentre lo si ascolta, così marcato. Torna poi più tardi nelle parole di Cino Zucchi, l'architetto che ha disegnato la Nuvola: "Non contano le parole, conta l'accento" dice, citando qualcuno (mi spiace, ho perso chi, ma mi è piaciuto il concetto). E proprio in base all'accento, "sobrio, della famiglia e della città" ha disegnato una nuvola con una facciata "che cambia colore secondo il tempo e che ricorda il caffè e il cielo".

La Nuvola della Lavazza La Nuvola della Lavazza

Non è solo la facciata, ma è tutto il concept che rende la Nuvola uno dei più importanti interventi architettonici e urbanistici nella Torino contemporanea. Non solo l'uso sapiente della linea curva, sinuosa, avvolgente ed elegante, come non succedeva davvero da Guarini, ma anche il recupero della Centrale Elettrica di via Bologna, la costruzione di una piazza che apre l'isolato al quartiere, con i suoi spazi verdi e la sua fontana, la valorizzazione della Basilica paleo-cristiana, dietro i vetri, all'angolo tra corso Palermo e via Ancona.

La Nuvola della Lavazza

È tutto un concept che parla di un contemporaneo che tutela il passato e la storia, dando loro il valore che meritano, è la metafora dei Lavazza, che guardano al futuro con le radici ben salde nel quartiere in cui sono nati, orgogliosi di quello che sono stati e di quello che saranno. C'è molto di Torino, in questo modo di essere, pensavo, visitando le sale del Museo Lavazza (sarà aperto al pubblico l'8 giugno 2018), in cui, pur senza essere bevitrice di caffè (ok, oltre all'alcol non mi piace neanche il caffè, sorry), ho riconosciuto molta parte della nostra storia, non solo per Carmencita e Caballero o per San Pietro, ma anche per questo modo di essere e di lavorare. Il Museo Lavazza racconta la storia della famiglia, dalla drogheria di Luigi Lavazza, in via San Tommaso 10, con la ricreazione delle prime casse e dei primi sacchi di caffè da tostare, sistemati in un ambiente luminoso che riesce a renderli contemporanei, come un vintage da ammirare; il racconto, curato da Ralph Appelbaum, si serve di tanti strumenti multimediali, che coinvolgono il visitatore e lo rendono protagonista, con chicche come la Fabbrica, in cui c'è tutto il racconto della produzione del caffè, la Piazza in cui c'è anche una riproduzione della macchina per l'espresso con capsule disegnata per la Stazione Spaziale Internazionale (la prima è ancora lì e il primo espresso spaziale è stato bevuto da Samantha Cristoforetti, la prima astronauta italiana), l'Atelier, che ricorda la storia creativa della Lavazza, da Più lo mandi giù più ti tira su a Caballero e Carmencita, da San Pietro in nuvole d'ovatta a tutte le bellissime fotografate con una tazzina di caffè.

La Nuvola della Lavazza La Nuvola della Lavazza

Come il Museo, sono aperti alla città il Bistrot e il ristorante Condividere. Il primo è la Mensa dei dipendenti Lavazza: una mensa aperta anche al pubblico l'avevate mai vista prima? Ispirato dalla filosofia di Slow Food, il Bistrot propone tre isole-ristoranti: Tierra!, attento a piatti green, San Tommaso 10, che ricorda l'indirizzo della drogheria di Luigi e serve street food italiano, Murisengo, il nome del paese da cui Luigi è partito per cercare fortuna a Torino, che propone piatti della tradizione.

La Nuvola della Lavazza La Nuvola della Lavazza

Condividere è l'ambizioso ristorante con cui la Nuvola vuole entrare nella lista di nuovi e innovativi spazi enogastronomici cittadini: l'apertura è prevista per l'8 giugno 2018 ed è stato pensato con la collaborazione di Ferran Adrià, che in conferenza stampa ha spiegato come il suo lavoro sia stato trovare una formula di sostenibilità economica, visto che sopravvive 5 anni una percentuale minima dei ristoranti aperti, coniugata a una proposta che dica qualcosa di nuovo nella lunga tradizione enogastronomica italiana. In cucina ci sarà lo chef Federico Zanasi, mentre la decorazione degli interni è opera di Dante Ferretti, che ha inventato uno spazio curioso, in cui convivono suggestioni orientali, grandi illustrazioni e quadri di gusto pop, e soffitti di specchi e tubi colorati che sanno di estetica post-industriale.

La Nuvola della Lavazza La Nuvola della Lavazza

Poi c'è la Nuvola vera e propria, quest'edificio di fitte finestre colorate sui toni dell'azzurro e di curve morbide, così insolite tra le case dell'Ottocento e del primo Novecento di quest'angolo di Torino, affacciato sulla Dora e pronto alla pianura che corre verso Milano. I Lavazza tengono a sottolinearne le qualità tecniche, lo hanno fatto sia Alberto che Giuseppe e Marco in conferenza stampa: "Premiato con il livello Platinum della certificazione LEED® - il riconoscimento più alto previsto dal sistema che valuta l'eccellenza energetico-ambientale degli edifici - il nuovo Headquarter rappresenta un esempio avanzato di smart working con oltre il 90% di open space, aree quick meeting e sale riunioni tecnologiche. Inoltre, le aree funzionali sono state co-progettate con i team di lavoro, mentre arredi innovativi facilitano la condivisione e l'efficienza, offrono comfort e benessere" spiega il comunicato stampa, esagerando con l'inglese. Un peccato che gli uffici e la terrazza non siano stati compresi nel press tour, perché sarebbero stati la parte più interessante, quella che avrebbe mostrato il rapporto tra architettura e uffici e il volto interno dell'edificio.

C'è un ultimo spazio che merita di essere citato, la Centrale. È la grande centrale elettrica di via Bologna, la prima centrale elettrica di Torino, ricorda la guida che ci ha accompagnato nella visita, "quando si pensa all'industria vengono immediatamente in mente nomi di altre aziende, ma la rivoluzione è partita da qui, dall'elettricità, senza la quale non sarebbe stato possibile lo sviluppo industriale". Nella grande sala centrale, le vetrate di gusto liberty sono state conservate e lo spazio, ampio come una cattedrale industriale, in grado di ospitare fino a mille persone, sarà aperto alla città con mostre temporanee, eventi culturali, dibattiti.

La Nuvola della Lavazza

Alberto, Giuseppe e Marco Lavazza in conferenza stampa e Francesca durante la visita, hanno fatto spesso riferimento ai valori della famiglia, che si trasmettono alla sua filosofia aziendale, al rispetto dell'ambiente, alla partecipazione in progetti di solidarietà e commercio equo. I rimandi tra Torino, i Lavazza, i valori e il mondo sono continui nella Nuvola e viene da pensare che in questi anni, quando abbiamo pensato al capitalismo familiare torinese, abbiamo sempre pensato alla famiglia sbagliata.


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