Una decisione non programmata, presa
nei pressi di Porta Susa: perché non passare il
pomeriggio a Chieri
e vedere finalmente dal vivo
Di Freisa in Freisa? Da Torino si arriva
a Chieri comodamente in treno, grazie alla
linea 1 del Sistema
Ferroviario Metropolitano, che passa ogni ora tra Torino Stura e
Lingotto e in
meno di mezz'ora porta al piccolo capoluogo dell'altro
lato della collina.
Poi, una volta arrivati a Chieri, meglio
essere
armati di cartina o del buon Google Maps, per capire quale
direzione prendere (vanno bene la strada davanti alla stazione, corso Cibrario, e
quella a sinistra, via Roma). In pochi minuti di passeggiata si arriva nel
centro storico, senza aver incontrato l'ombra di un'indicazione, ma
non importa. Il
campanile medievale del Duomo, in laterizi, indica la
direzione e quando si arriva finalmente davanti alla sua facciata si
rimane
incantati: la
chiesa di Santa Maria della Scala ha una
facciata di mattoni, con una
grandiosa ghimberga in pietra che
enfatizza il portone; all'interno è
gotico piemontese bicolore, con
le volte di cieli azzurri e stellati; poi ci sono gli affreschi
medievali dell'altare, i contributi barocchi sul transetto, le tele
rinascimentali, un vero e proprio compendio della storia dell'arte
piemontese in un solo edificio; lo
spazio più magico, però, è il
Battistero, che si apre sulla navata di destra, con la pianta
ottagonale, le pareti di laterizi a vista e, soprattutto, la luce, che
scende dalle vetrate colorate e aggiunge un che di coinvolgente spiritualità.
Piazza
del Duomo ha
casette basse di varie epoche e di vari stili e
introduce allo stile del centro. Nelle stradine che portano all'
Arco Trionfale, si alternano casette
basse, ora di epoca moderna ora di gusto medievale, con gli archi
acuti in laterizio, con i cortili sorprendenti, verdi e ordinati.
L'atmosfera sa di
provincia tranquilla,
benestante,
elegante: i
negozi, aperti per
Di Freisa in Freisa anche in un giorno di festa
come il 2 giugno, non appartengono alle grandi catene internazionali
(grazie, Chieri!), ma lasciano intuire il gusto locale, in
abbigliamento, arredamento, divertimento. Tanti i bar e le gelaterie
aperte, che fanno sentire di più l'estate e il caldo appena
scoppiato, la voglia di uscire e di stare insieme. Lungo la via Vittorio Emanuele II,
c'è la
chiesa di San Filippo Neri, con una
fastosa facciata barocca,
ritmata da colonne corinzie e da curve che ricordano la lezione di
Palazzo Carignano, a Torino; è chiusa, come lo sono la maggior parte
delle chiese di Chieri (ed è un peccato non approfittare di
un'occasione come
Di Freisa in Freisa per far conoscere anche il
patrimonio artistico cittadino); al fondo della via, chiusa anche la
chiesa di San Domenico, che ha un campanile medievale e di nuovo
facciata di laterizi a vista.
Sull'altro lato di via Vittorio Emanuele II, si arriva
in
piazza Cavour , che è dominata dalla
chiesa dei Santi Bernardino e Rocco, con una facciata barocca e colorata (intonavo giallo e colonne rosse!) e una pianta centrale fresca e accogliente, con una grande cupola). In piazza, si entra nel clima di
Di Freisa in Freisa, che
coinvolge anche chi è astemio o quasi, come me: tra piazza Cavour,
il chiostro di Sant'Antonio, via Vittorio Emanuele II e via Orfane, tante proposte di
street food,
da ogni parte d'Italia, di
aziende vinicole, con le diverse
declinazioni del Freisa (nel portico del chiostro, gli stand delle
aziende colpiscono anche per l'eleganza delle confezioni preparate
per chi acquista), tante proposte di
produzioni alimentari, dai mieli
ai biscotti di tutte le farine, dai salumi ai formaggi non solo
piemontesi; non mancano
i visitatori forniti del
kit per le degustazioni di Freisa e sono di ogni età
(giovanissimi esclusi, naturalmente). Avendo origini sarde, per parte
di papà, mi basta vedere una
bandiera con i Quattro Mori per sentire
subito il cuore emozionarsi (mai vista una bandiera regionale
sventolata con tanto orgoglio, come in Sardegna); così allo stand che
la sventolava ho comprato una
crema a base di pecorino, con una
versione piccante, niente male sul
pane carasau, ricordo emozionante
della mia prima gioventù (gli zii che lo portavano, insieme ai miei
prediletti
candelaus, tutte le volte che venivano a Torino, le
provviste che facevamo, tutte le volte che dalla Sardegna tornavamo a
Torino).
Oltre a essere capitale del Freisa, Chieri è anche
città del tessile: la tessitura è un sapere che ha garantito
lavoro
e benessere per secoli, ancor adesso ci sono numerose aziende che
esportano anche all'estero e c'è un museo, il
Museo del Tessile, che
racconta quell'epopea. Ma il tempo a disposizione è finito presto e
la visita al Museo, insieme a quella alle chiese chiuse, è
ottima
ragione per tornare presto a Chieri.
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