La carrozza di tutti è un libro di
Edmondo De Amicis, che racconta un anno di corse e incontri
in tram,
nella Torino di fine Ottocento. I tram furono probabilmente uno dei
pochi
luoghi di incontro e mescola tra le classi sociali: li
utilizzavano gli impiegati, i professionisti piccolo-borghesi, gli
operai, le donne per le loro commissioni familiari, nascevano
simpatie, amori, conversazioni improbabili e surreali. Ispirate dal
libro deamicisiano, l'
Associazione Le vie del tempo e l'
Associazione
Torinese Tram Storici organizzano adesso un tour insolito,
a bordo di un
tram storico, in cui si muovono personaggi ottocenteschi
perfettamente abbigliati. Sono stata invitata al
numero zero, domenica scorsa, e mi
sono divertita.
Si parte
da piazza Statuto e si prende corso
principe Eugenio, per raggiungere Porta Palazzo e, quindi, il centro
storico. Oltre agli spettatori, accomodati come in una piccola
platea, ci sono sul tram Edmondo De Amicis, un impiegato del Comune,
una dama di Rivoli chiacchierona e abbastanza ficcanaso (senza di lei
le conversazioni languirebbero), varie dame e gentiluomini e un
bigliettaio ligio al regolamento. Si chiacchiera
del più e del meno
di fine Ottocento, i costumi della città che chissà dove andremo a
finire, la guerra in Africa che lasciamo stare, le difficoltà di
arrivare a fine mese per gli impiegati. Si scopre poi che a fine
Ottocento
i tram non avevano fermate fisse, ma fermavano su richiesta
dei viaggiatori. Ci sono momenti divertenti tipo questo, il
bigliettaio che si indigna perché si vuole passare alle fermate
fisse e ci manca solo che adesso uno non possa più chiedere di
fermarsi davanti casa e debba tornare indietro perché la fermata è
lontana, dove andremo a finire (quante cose ti potremmo raccontare 120
anni dopo, caro tu!). Poi ci sono
strizzate d'occhio alla storia, che
conosciamo con il senno di poi, e perché non andare a farsi un giro
a Sarajevo o a Monza, dove non succede mai niente? Del resto, siamo
negli anni precedenti alla Prima Guerra Mondiale e all'attentato a re Umberto I, quindi chi l'avrebbe detto, quanto sarebbero state fatali Sarajevo e Monza?
Sono
conversazioni spicciole e,
allo stesso tempo,
colte, perché, senza dirlo esplicitamente,
introducono temi importanti come
lo sfruttamento delle operaie,
battagliere e pronte ai primi scioperi, come
le difficoltà causate
dalla guerra alle donne rimaste sole con i figli, e costrette a
cavarsela in qualche modo, o come
il fascino esercitato dalla
monarchia, con Margherita regina bellissima, di cui le dame leggono
tutto sulle riviste, per copiarla (e torna in mente la bella mostra
della Reggia Venaria,
Dalle Regge d'Italia – Tesori e simboli della regalità sabauda, dedicata ai Savoia e a
Margherita, prima
influencer d'Italia, e perdoni, Maestà, l'ardire del paragone).
Tante sono le sorprese, le conversazioni che si mescolano, le persone
che salgono e scendono dalla carrozza di tutti, mentre si gira per il
centro storico, tra piazza Castello, i Giardini Reali, piazza
Carlina, via Po; viene da immaginare come dovevano essere allora i tram,
quando le signorine bene si mescolavano alle operaie, quando tutte
usavano i mezzi di trasporto vestite secondo i codici del momento.
Una delle cose da ammirare è infatti
la ricostruzione dei costumi e
l'attenzione ai dettagli; anche le operaie, che parlano di sciopero
in toni battaglieri, sono ragazze vestite bene, con la loro gonna
lunga, la camicia bianca e l'immancabile cappellino, di cui sono provviste tutte le signore. C'è un certo
decoro sabaudo che è un po'
andato perduto, pensando a come ci si veste oggi per andare in centro
o salire sui tram (quando ero bambina, andare in centro significava
vestirsi bene, con le scarpette lucide, il cappottino in ordine e le
calze di pizzo, non era secoli fa, erano gli anni 70-80).
Il giro
termina in piazza Statuto, dove è iniziato, e l'
applauso per gli
interpreti di questo spaccato di vita ottocentesco è spontaneo. Sono
bravi, sono brillanti, fanno vedere una Torino quotidiana in cui
ci
si riconosce ancora oggi, con le sue chiacchiere da tram, i dove
andremo a finire, le furberie per non pagare il biglietto. Il numero
zero ha funzionato, state attenti alle pagine Facebook
di Le vie del tempo e
dell'Associazione Torinese Tram Storici perché stanno
cercando date per tornare.
Commenti
Posta un commento