Non si potrà mai dire
"ormai so
tutto di questa città", soprattutto se si gestisce un blog in
cui si raccontano non solo gli eventi e i luoghi, ma anche le storie
presenti e passate e le piccole e grandi curiosità. L'ho pensato non
appena ho scoperto questo progetto di
Duomo di Torino, firmato da
Luigi Canina, architetto della prima metà dell'Ottocento, allievo
prediletto di
Ferdinando Bonsignore, appassionato di architettura
classica e attivo tra Torino e Roma. Il Duomo cittadino, di aspetto
rinascimentale e di spalle ai
luoghi del potere, tutti concentrati
lungo la piazza Castello, e
quasi soffocato nel Quartiere Svizzero,
formato da viuzze ancora strette e medievali fino alle mura
dell'attuale corso Regina Margherita, non convinceva gli architetti
dell'Ottocento, a quanto pare. Ricordate? Alessandro Antonelli
voleva addirittura abbattere Palazzo Madama e rivoluzionare piazza Castello,
per dare il giusto risalto, al Duomo immaginato accanto a Palazzo Realee su un podio che
ne esaltasse l'aspetto neoclassico.
Il
progetto di Luigi Canina,
invece, era stato pensato per la stessa area in sorge l'attuale
Duomo, che non sarebbe stato toccato. L'idea dell'architetto
monferrino nacque ne 1846, dopo tre mesi passati chiuso in una camera davanti alla chiesa di San Giovanni, a causa di una malattia.
Osservandola tutti i giorni, si rese conto che era ormai
insufficiente per la capitale del Regno di Sardegna e che era
circondata da
troppi edifici "indecorosi". Un'altra cosa che colpì Canina
fu "la
mancanza di un portico, o vestibolo, nel d'avanti delsuo
prospetto, quale suol praticarsi nei più nobili edifizj sacri, mi
portava di vedere spesso con poca decenza entrare in chiesa, per
esempio coll'ombrello ancor non ben chiuso e grondante tuttora di
acqua, e simili altre quasi obbligate pratiche" come scrive in una sua
ricerca sull'architettura per il nuovo Duomo. Insomma, la
Cattedrale di Torino si trovava in un posto inadeguato ed era ormai
iandeguata lei stessa al suo ruolo. Quindi, cosa progetta
Canina?
Decide di
non toccare la chiesa di San Giovanni, per rispetto della storia del posto, che ha ospitato il più
importante luogo di culto di Torino sin dall'antichità, e della
stessa architettura, all'essere l'edificio di origine rinascimentale.
Davanti alla chiesa esistente propone una piazza quadrata, ispirata alle
prime costruzioni cristiane e alle Basiliche romane, dotate di piazze
peristiliate davanti all'ingresso; secondo quanto da lui stesso
enunciato, lo spazio coinvolto comprende "un lato minore lungo
la via di Dora Grossa (l'attuale via Garibaldi), dall'altro lato
opposto ha per limite il bastione distinto con il nome di Verde, da
un lato maggiore giunge alla piazza delle Erbe (attuale piazza
Palazzo di Città) e dall'altro opposto si protrae fino al confine
settentrionale della grande piazza di Castello". Questo lo
spazio occupato, dall'intero complesso. Sulla piazza quadrata si
sarebbero affacciati: a est l'attuale cattedrale, che sarebbe
diventata una sorta di
memoria storica di tutte le chiese cristiane
succedutesi nel luogo, a sud il
Seminario Arcivescovile, a Ovest la
Curia, larga quanto l'attuale Duomo, in modo da
equilibrare la
simmetria della piazza, e, finalmente, a nord, la
nuova chiesa,
dedicata a San Giovanni.
Canina nota una cosa interessante: all'essere dedicati al
culto tutti i lati della nuova piazza, non ci sarebbe ragione di
introdurre quei
commerci che tanto lo infastidivano davanti al Duomo.
Ma non sottolinea
un altro elemento interessante: la sua piazza
'religiosa', sarebbe stata
adiacente a piazza Castello, separate solo
dalla piazzetta tra Palazzo Chiablese e San Giovanni e da piazzetta
Reale. E sarebbe stato
potente avere una accanto all'altra
la grande
piazza del potere politico, in mano al Re, e quella
del potere
religioso, rappresentata dalle due chiese e dal Vescovo. Una
contrapposizione chiara ed evidente, non più adatta ai tempi,
evidentemente (la Rivoluzione Francese non era passata invano e la
stagione risorgimentale, con la fine dello Stato della Chiesa, era
ormai prossima), ma che avrebbe dato un altro volto a Torino.
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