Il
Parco del Valentino è uno dei
luoghi più riconoscibili dell'
identità torinese e forse anche per
questo anche lui non sta mai fermo e si trasforma continuamente. Le sue origini si perdono nel
tempo, le prime documentazioni di un luogo chiamato Valentino, lungo
le rive del Po, sono
medievali. Nel XVI secolo, con
Emanuele
Filiberto di Savoia, che porta definitivamente la capitale del suo
Ducato a Torino, il Valentino entra
nell'immaginario sabaudo: il suo
Castello è una delle residenze predilette sia del Duca che della
moglie, la principessa francese
Marguerite di Valois. Poi nel XVII
secolo, la grande trasformazione:
Carlo Emanuele I regala la
residenza alla nuora
Cristina di Francia, che la trasforma secondo il
gusto barocco della sua terra e gli dà l'attuale aspetto. Tutt'intorno alla
residenza sabauda,
il grande parco, che non ebbe mai una sistemazione
definitiva.
Il lago del Parco del Valentino, sin, e il prato che ne ha preso il posto (da Google Streetview), des
Quando,
nel XIX secolo, divenne uno spazio cittadino,
slegato dal suo Castello, il Parco del Valentino fu trasformato in
uno spazio
per le passeggiate e il tempo libero dei torinesi. Il
primo progetto fu ispirato dall'architetto francese
Barillet-Deschamps, che si rifece al gusto dell'epoca: viali,
sentieri, boschetti, piccole colline, prati, una sistemazione
all'inglese che riproduceva un'idea di natura selvaggia, ma
ampiamente controllata dai progettisti. È in quest'epoca, siamo alla
metà dell'Ottocento, che il Parco venne dotato di
un piccolo lago.
Non ne abbiamo memoria: non ne è rimasta traccia, ci sono solo poche
foto d'epoca, che immortalano questo specchio d'acqua e, in
lontananza, gli alti tetti francesi del Castello.
D'inverno il
laghetto era una
patinoire,
la prima pista di pattinaggio su ghiaccio
per i torinesi. Ma cosa fare di questo spazio
nella bella stagione,
quando a tutto si pensava meno che a pattinare sul ghiaccio e, del
resto, le condizioni atmosferiche tutto permettevano meno il
ghiaccio? Venne creata una grande vasca per
un laghetto artificiale,
in cui divertirsi con piccole barche a remi. Al vedere le foto, il pensiero corre subito al
Parque del Retiro di
Madrid, anch'esso dotato di un lago artificiale (vabbe', tutti i
grandi parchi cittadini, da
Central Park a New York a
Hyde Park a
Londra, sono dotati di laghetti), che anche oggi ha queste atmosfere
un po' ottocentesche ed è utilizzato da piccole imbarcazioni, da
bambini che scoprono l'acqua e da coppie che passeggiano lungo le
rive mano nella mano.
A Torino, il lago ebbe una vita non
lunghissima. Fu interrato negli anni '30 del Novecento e poi
definitivamente smantellato nel 1958, in vista di
Italia '61. Il
laghetto era infatti nell'area di
Torino Esposizioni: oggi al suo
posto ci sono anche un grande prato e il
Quinto Padiglione di Torino
Esposizioni, che è sotterraneo e che il
Politecnico intende
trasformare in aule e spazi di formazione per i suoi studenti. Tutto
encomiabile, ma
che perdita, quel romantico laghetto, in cui si specchiavano alberi e lungo il quale si poteva passeggiare in tutte le stagioni! Quanto sarebbe stato frequentato, nel Parco più amato della città, e quanto sarebbe stato
instagrammabile, in questi nostri giorni così social?
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