La conferenza stampa di
Confronti:
Pittura come scultura (ne ho scritto
qui), in Galleria Sabauda, è
stata l'occasione per tornare a vedere
Le meraviglie del mondo. Le
collezioni di Carlo Emanuele I di Savoia.
Su Rotta su Torino
non
uso scrivere due volte di una mostra che ho visto (e potete leggere qui
le mie impressioni su Le meraviglie del mondo), ma faccio
un'eccezione perché,
vantaggi della tessera Abbonamento Musei, è
la
terza volta che visito le sale delle
Meraviglie del mondo. Perché?
Perché è
una mostra fatta davvero bene, che va oltre i libri
scolastici. Come la maggior parte delle persone, ho una conoscenza
scolastica della Storia, a parte le inevitabili curiosità personali,
che mi hanno spinto ad approfondire periodi e personaggi storici più
di altri. E
nei programmi scolastici insorgono due problemi, il primo
è che i sovrani sabaudi sono praticamente
inesistenti fino al
Risorgimento e il secondo è che in genere la scuola privilegia
le
imprese belliche rispetto ai fermenti culturali, nonostante questi
siano in grado di influenzare il corso della storia quanto le prime.
Le meraviglie del mondo mostra i gusti privati di Carlo Emanuele
I, le sue curiosità culturali, la sua passione per il collezionismo.
Ci sono quadri inviati dai Medici, gioielli provenienti dalla Praga
di Rodolfo II, coralli arrivati dalla Sicilia, si scoprono
legami
personali, favoriti dalle stesse curiosità. Il principe
guerriero, che se avesse potuto avrebbe "aspirato anche al Papato" (Cibrario
dixit),
rincorreva le collezioni di arte antica, perché, spiega una scheda informativa della mostra, "La passione per l'arte classica era uno dei cardini della politica culturale di Carlo Emanuele I". E fu grazie a questa passione che arrivarono a Torino le collezioni romane di
Girolamo Galimberti, nel 1583, e quella di
Bindo Aldoviti, nel 1610. "Una parte delle sculture fu destinata alla Galleria, ma le statue di grandi dimensioni furono a decorare
le fontane e i giardini del nuovo Palazzo Ducale e contribuirono a trasformare
il casino di caccia del Viboccone, ora scomparso, in un raffinato luogo di svago, con un cortile ellittico popolato di sculture antiche" spiega ancora la mostra. Ci sono altre
due frasi, riportate nei pannelli della mostra, che mi sono segnata, perché mostrano lo spirito di Carlo Emanuele: "Spero nel Signore che presto mi ritroverò in sanità et finirò di far la pianta cominciata dell'agrandimento della Città di Torino che sarà ellissma et giongerà sin al Po" scriveva l'architetto ducale
Ercole Negro di Sanfront, nel 1588. "Sopra gli altri duchi d'Italia... pretende il signor duca precedenza con Firenze per l'antichità del suo dominio, per la grandezza della sua casa..." riportava l'ambasciatore veneto
Fantino Corner. Un uomo consapevole di sé e del proprio lignaggio, un agitatore di uomini e un grande motivatore, in sole due frasi. E tutto questo rimane celato, nei programmi scolastici.
Mentre mi aggiravo tra i
quadri del Veronese e le statue di età romana, pensavo a un articolo
letto su qualche giornale britannico in cui, partendo da
Kate
Middleton, si sosteneva come nel passato
i matrimoni reali
favorissero scambi culturali, perché le nuove spose portavano con sé
artisti e stili di vita (la stessa Catalina, moglie di Carlo
Emanuele, impose a Torino
il gusto per il cioccolato). E da questi
scambi di culture, di missive, di inquietudini, nascevano collezioni
così sorprendenti come quella del Duca sabaudo. Guardavo questi
cimeli, questi elmi decorati, questi quadri grandiosi, questi
progetti di abbellimento della capitale e pensavo a quanto poco la
scuola insegna circa la personalità di questi sovrani,
uomini di
guerra e di cultura allo stesso tempo, capaci di chiamare a sé i
generali più scaltri e gli artisti più visionari. Quanto la scuola non insegni a guardare la complessità e le influenze interdisciplinari, ma insegni per compartimenti stagni: ci vogliono poi mostre come questa a
fare la sintesi di una personalità e, in fondo, di un'epoca e a
farci riflettere su quanto
la cultura sappia influenzare la
nostra vita più di una guerra. E vi rinnovo l'invito: non perdete
Le
meraviglie del mondo, alla Galleria Sabauda
fino al 2 aprile 2017
(meno di un mese!).
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