Come trasformare Torino e il suo
rapporto con il territorio dopo
l'abbattimento delle mura voluto da Napoleone Bonaparte con un editto del 1800? I Francesi decisero di
affrontare la questione con
un concorso pubblico di idee, a cui
invitarono a partecipare architetti, professionisti semplici
cittadini:
tutti potevano immaginare la Torino del futuro, priva di
mura e bastioni. La scorsa settimana si è visto
il visionario progetto di Giacomo Pregliasco, che proponeva una città circondata da un canale
d'acqua e dotata di piazze simmetriche su questo canale, in
corrispondenza delle porte principali.
I
l progetto che piacque
alla Commissione esecutiva, fu però quello di
Ferdinando Bonsignore,
Ferdinando Boyer e Lorenzo Lombardi, perché più aderente anche alle
necessità di
contenimento della spesa di quel tempo.
I tre
autori del piano immaginarono infatti di
non demolire del tutto le
fortificazioni, ma di trasformarle in una sorta di passeggiata per i
torinesi. "Lo svantaggio di
promenades più elevate del livello
dell'abitato, appariva compensato dalla
difesa in inverno dai venti
del nord" sottolinea
Vera Comoli Mandracci in
Pianificazione urbanistica e costruzione della città in periodo
napoleonico a Torino. E avevano anche
un altro vantaggio: Torino
non presentava un perimetro omogeneo, per
cui, una volta abbattute le fortificazioni, sarebbe apparsa "con
un
aspetto sgradevole alla vista". Nel suo progetto Pregliasco
aveva cercato di ovviare alle disomogeneità riempiendo
gli spazi
vuoti con aree a giardino, Bonsignore aveva preferito non abbattere
completamente le fortificazione.
Se la cinta muraria non era del
tutto abbattuta,
a sud della città venne immaginato
un lungo canale,
utile per le campagne, ma, che in fondo, costituiva anche una sorta
di protezione per Torino, di
elemento di cesura tra la campagna e la
città. Anche Bonsignore disegnò
grandi piazze chiuse in
corrispondenza delle porte. Per la prima volta, in un piano di Torino,
si vede
un'antenata di piazza Vittorio Veneto: via Po termina in una
piazza rettangolare, dotata di
due esedre sui lati lunghi e, ancora,
di una nuova esedra, che, ormai sulla riva del fiume, introduceva
al
ponte, curiosamente
con gradini e dunque poco pratico, per quanto
monumentale. La via Nuova lascia Torino con un viale che si apre poi
in una grande piazza monumentale un po' come succede a nord della
Cittadella, in corrispondenza dell'attuale via Garibaldi. A
raccordare i forti e il territorio,
giardini e aiuole che introducono
alla campagna
con disegni netti e precisi. "Il progetto nella
sua complessità appare attento
più alla dimensione architettonica e
microurbana che non a quella urbanistica; un ricco repertorio di
proposte architettoniche caratterizza infatti i settori e i luoghi
emergenti della città : di
stile neoclassico sono le architetture
cittadine, particolarmente quelle attorno alle porte sulle tre
direttrici principali di accesso alla città, a sud, est ed ovest".
Il piano di abbellimento non fu realizzato, ma alcune proposte di
Bonsignore rimasero poi nella sua architettura successiva e
le sue
tendenze neoclassiche trovarono espressione nella chiesa della Gran
Madre di Dio, ispirata al Pantheon e solenne chiusura dell'asse
visuale di via Po.
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