Inizia oggi un viaggio tra le architetture torinesi ex industriali, riqualificate per nuove destinazioni d'uso, siano culturali, residenziali o commerciali. In questo itinerario ci accompagneranno architetti e/o committenti, che racconteranno i loro progetti e ci aiuteranno a scoprire le ragioni e le linee guida delle trasformazioni. Che sia un viaggio bello e interessante!
Fino a pochi decenni fa, lo
stabilimento della
Lancia era uno dei
cuori pulsanti e uno dei segni
di identità di
Borgo San Paolo, quartiere operaio e rosso della
Torino industriale. Di quell'epoca rimangono poche testimonianze
architettoniche e una di queste è l'
ex centrale termica della
fabbrica, adesso
sede della Fondazione Merz.
L'arte contemporanea
è una delle
chiavi che hanno permesso la rinascita degli
edifici ex
industriali a Torino, basti pensare anche alla
Fondazione Sandretto o
al
Museo Ettore Fico, il Museo più giovane di Torino, in Spina 4,
entrambi con sede in un edificio dal passato industriale."Il
rapporto dell'arte contemporanea con le fabbriche dismesse è
naturale" spiega l'
architetto Mariano Boggia, a lungo assistente
di
Mario Merz e colui che ha seguito da vicino il progetto di
riqualificazione dell'edificio per la Fondazione "già
dagli
anni 60 gli artisti hanno iniziato a cercare altri spazi per
esprimere la propria arte e Mario Merz è stato
tra i primi ad andare
oltre le gallerie d'arte. Negli anni 70 è anche cambiato il rapporto
con i luoghi del lavoro, è cambiata l'idea del lavoro, diventata più
sociale, e l'arte ha iniziato a occuparsi anche di questa realtà, di
qui
il rapporto con gli spazi industriali si è fatto più stretto.
Poi, quando è iniziato lo svuotamento della città industriale,
Torino ha preferito demolire gli stabilimenti, piuttosto che
valorizzarli: dei grandi stabilimenti della Lancia, in Borgo San
Paolo, sopravvive poco o niente, a parte la centrale termica, in cui
si trova la Fondazione".
L'
ex centrale termica si trova a
qualche decina di metri dalla fabbrica della Lancia, a cui era
collegata
con tubature sotterranee. Quando la Fondazione Merz lo ha
affittato dal Comune, con contratto di 99 anni, l'edificio era
completamente abbandonato e in stato di degrado. Riqualificato e
ristrutturato, con un progetto degli architetti
Giovanni Fassiano e
Cesare Roluti, attualmente la sua superficie totale è di
3200 metri
quadrati, dei quali
1400 occupati dall'area espositiva, a sua volta
costituita da
una sala grandiosa, alta 10 metri e larga 15, e da
uno
spazio sotterraneo, appositamente creato durante la ristrutturazione
dell'edificio. Su una luminosissima balconata, affacciata sullo
spazio espositivo, c'è
la biblioteca della Fondazione, mentre gli
uffici e gli altri spazi di servizio sono distribuiti sui due piani
dell'edificio. L'arrivo della Fondazione nell'edificio è avvenuto
poco prima della morte di Mario Merz, che ha visto i lavori di
riqualificazione, ma non c'era già più per l'inaugurazione della
sede.
"Eravamo in cerca di
uno spazio di
grandi dimensioni, in grado di contenere le opere di Mario, i suoi
igloo. Non poteva essere uno spazio qualunque. Quando c'è stata la
possibilità di avere in affitto questo edificio, l'abbiamo
considerata una grande opportunità, anche
per la storia che il
contenitore raccontava. Per la Fondazione è stato importante
mantenere l'
identità passata della struttura: abbiamo voluto
conservare le stesse finestre, con gli stessi infissi, in Fondazione
non abbiamo paura della luce e, caso mai, la schermiamo quando
ospitiamo mostre che non la necessitano. All'esterno abbiamo voluto
mantenere
la scritta Lancia, perché fosse chiara la lunga storia a
cui si aggiungeva la nostra. Agli architetti abbiamo chiesto
soprattutto di mantenere
le pareti libere, in modo che fossero
adattabili alle varie mostre che si sarebbero poi succedute: tutti
gli impianti passano
all'interno delle mura, anche il riscaldamento è
a pavimento, solo nella parte superiore della sala espositiva
sono
state aggiunte, a vista, le tubature per il raffrescamento
dell'aria".
Il progetto di riqualificazione degli architetti
Fassiano e Roluti ha puntato
sulla semplicità, in modo da
valorizzare l'identità industriale dell'edificio e di lasciarla però
libera alle interpretazioni della Fondazione Merz. "Lavorare a
un progetto così complesso dev'essere complicato per un architetto,
perché deve
sintetizzare il mondo disordinato di un artista, che
vive delle sue idee e della loro realizzazione, con
il pragmatismo di
un progetto disegnato e con i limiti imposti dalla normativa"
conviene Boccia, che conosce entrambi i punti di vista "Su varie
cose si è
cambiato idea in corso d'opera. Per esempio, lo spazio
espositivo sotterraneo non era presente nella centrale termica della
Lancia ed era stato progettato per noi come magazzino, poi lo abbiamo
visto e ci siamo detti che poteva essere uno spazio perfetto anche
per le mostre; da questa sala si ha una bella vista della vasca
esterna degli ex serbatoi, quando ce ne siamo accorti, abbiamo
pensato di creare un collegamento circolare, tra ingresso, sale interne e vasche; gli architetti si sono inventati i nuovi collegamenti a 15 giorni all'inaugurazione".
La Fondazione Merz
occupa l'antico edificio industriale
da ormai dieci anni, con
un'attività culturale in continua crescita. "Ci siamo resi
conto che gli spazi non sono sufficienti per tutto quello che
vorremmo fare. Per esempio, ci piace invitare gli artisti perché
studino una mostra per i nostri spazi e in relazione al lavoro di
Mario Merz. Ma se abbiamo una personale, non possiamo esporre i
lavori di Mario, per questo vogliamo che ci sia sempre una relazione
tra gli artisti invitati e la poetica di Mario. E per questo
periodicamente dedichiamo una mostra al lavoro di Merz".
In
un Borgo San Paolo che sta perdendo le tracce del suo passato, la
Fondazione, che gestisce uno spazio ex industriale,
si sente
responsabile, in qualche modo, della memoria? "No, questo
sarebbe troppo. Siamo una Fondazione di arte contemporanea e l'arte
guarda al futuro, a quello che può essere, non a quello che è
stato. Ci piace che il
contenitore abbia una storia e un'identità e
ci piace molto
custodirle e rispettarle, ma la storia che raccontiamo
qui dentro
guarda al futuro".
Quest'articolo è stato inserito nell'ebook Ex edifici industriali a Torino - Le trasformazioni del XXI secolo
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