L'
11 aprile 1713, 303 anni fa,
veniva firmato il
Trattato di Utrecht, che
trasformava il
Ducato di Savoia in Regno e univa il suo destino a
quello della
Sicilia. A ottenere il sospirato titolo, era stato
Vittorio Amedeo II, una delle figure
più affascinanti e complesse
espresse dalla dinastia sabauda nella sua storia millenaria. Quando
nacque,
nel 1666, dal
duca Carlo Emanuele II e dalla moglie
Maria
Giovanna Battista di Savoia-Nemours, non sembrava destinato a una
vita avventurosa. Pallido e gracile, sembrava il classico erede al
trono di salute cagionevole, che caratterizzava tutte le Famiglie Regnanti.
Sapete che i
grissini sono stati inventati per lui? Il duca doveva seguire una dieta precisa a causa della sua salute: doveva mangiare un pane friabile e ben digeribile e per
questo il panettiere di corte,
Antonio Brunero, inventò una nuova
pasta e, quindi, il grissino.
Diventato Duca
a 9 anni, sotto la
reggenza della madre, la
seconda Madama Reale, Vittorio Amedeo mostrò
di che pasta era fatto
a 13 anni. Maria Giovanna Battista amava il
potere e, decisa a non cederlo al figlio, prossimo alla maggiore età
(15 anni per un sovrano), iniziò le trattative per
sposarlo a
Isabella Luisa, figlia ed erede di re Pedro II del Portogallo. In
base agli accordi, Vittorio Amedeo si sarebbe trasferito
a Lisbona,
dove sarebbe diventato re del Portogallo, lasciando così la madre
libera di governare il Ducato. Ma il giovanissimo Duca, che
non
aveva intenzione di abbandonare Torino, fece credere agli
ambasciatori portoghesi in visita di essere di
salute molto
cagionevole e piuttosto debole, così le nozze saltarono. E,
raggiunta la maggiore età, decise di condurre
da solo i negoziati
per il proprio matrimonio, spiazzando la madre. Lo scopo principale
del giovane principe era l
iberarsi dell'invadenza materna e prendere
il potere che gli spettava e che la Madama Reale, con una scusa o con
un'altra, non gli cedeva. Vittorio Amedeo si rese conto che per
raggiungere il suo scopo doveva
gestire in proprio il rapporto con la
Francia e con il suo re, Luigi XIV, così, non avendo questi figlie,
rivolse lo sguardo ad
Anna Maria d'Orléans, figlia di Philippe, il
fratello minore del re e fondatore della Casa d'Orléans. Alla Madama
Reale non restò altro che farsi da parte e cedere il potere al
figlio e alla nuova Duchessa consorte.
Questo il prologo a una
vita straordinaria, in
equilibrio perenne tra le grandi potenze, per
garantire identità e sopravvivenza a uno Stato transalpino, sempre
nella mira per
la sua posizione strategica, in grado di garantire
il
passaggio in Italia da Occidente. Per Vittorio Amedeo ci fu
all'inizio l'alleanza tollerata con la Francia e, quindi, l'accordo
con la
Lega di Augusta, in chiave anti-francese. La lunga storia del
duca sabaudo parla di un uomo che
non aveva una sola parola e che
cambiava le alleanze
secondo le convenienze del momento, sempre con
l'obiettivo di
garantire sopravvivenza al Ducato e
gloria alla sua
Dinastia. Lo si vide nella lunga guerra che portò all'Assedio di
Torino, nel 1706. Deciso a liberarsi del giogo di Luigi XIV, aveva
saputo abilmente negoziare con lui, durante una guerra guerreggiata
tra Piemonte e Delfinato, ora essendo suo alleato, ora suo nemico,
per ottenere
i maggior vantaggi possibili, senza fidarsi di nessuno,
a parte, probabilmente, il cugino
Eugenio di Savoia-Soissons, il più
grande condottiero del XVII e XVIII secolo. Fu Eugenio a evitare l'
assedio di
Cuneo, nel 1691, e ad aiutare Vittorio Amedeo a
liberare Torino dal
suo assedio più famoso e più pericoloso, nell'estate del 1706. Dopo aver rafforzato
le difese della città e della sua Cittadella, dotata di
lunghe e complicate gallerie sotterranee fin oltre le mura, Vittorio Amedeo
lasciò la capitale, non per mettersi in salvo, ma per compiere
rapide e continue incursioni contro gli assedianti francesi, in modo
che non si sentissero mai al sicuro. Così la città e il suo Duca
trascorsero settimane, nell'attesa
dell'arrivo del Principe Eugenio,
frenato dai franco-spagnoli in Lombardia. Saliti poi insieme sulla
collina di Superga, i due cugini studiarono la strategia per liberare
Torino dall'assedio. La
battaglia di liberazione iniziò il 7 settembre 1706 e fu devastante per i francesi, costretti a una
precipitosa ritirata oltre le Alpi. Non paghi, e in accordo con gli
alleati, Vittorio Amedeo ed Eugenio continuarono la guerra
in
Francia, fino a Tolone, e, di ritorno in patria, si ripresero
Exilles, Fenestrelle e Susa.
Con la
pace di Utrecht, firmata nel
1713, Vittorio Amedeo
ottenne il Monferrato, la Valsesia, l'alta Val
di Susa e le Langhe: il
Piemonte iniziava a prendere forma e a essere
la regione che è oggi, sotto un unico sovrano. E non solo. Ai Savoia
andava anche
la Sicilia, ceduta malvolentieri dalla Spagna, sua
storica dominatrice, e il
titolo regio.
Per la prima volta nella
storia, i Savoia,
una delle dinastie europee più antiche, il cui
fondatore,
Umberto Biancamano, aveva vissuto intorno al Mille, si potevano fregiare del
titolo di Re. La Sicilia era lontana, era solare, era barocca, quanto
di più distante si possa immaginare dall'austerità sabauda e
continentale. Ma questa differenza non fu un ostacolo, né per la
Sicilia né per il Piemonte in formazione: Vittorio Amedeo e Anna
Maria
salparono da Nizza il 3 ottobre 1713 per raggiungere il nuovo
territorio e la notte di Natale, nella meravigliosa
Cattedrale di
Palermo furono incoronati
re di Sicilia. Furono
solo quattro anni in comune, ma diedero tanto, sia a Torino che a Palermo.
Cosa
abbia rappresentato il
Governo sabaudo per l'isola lo racconta il
sito
www.ilportaledelsud.org: "In un suo
discorso al parlamento siciliano, il nuovo re dichiarò: 'I nostri
pensieri non sono rivolti ad altro che a cercare di avvantaggiare
questo Regno per rimetterlo, secondo la Grazia di Dio, al progresso
dei tempi, riportarlo al suo antico lustro e a quello stato cui
dovrebbe aspirare per la fecondità del suolo, per la felicità del
clima, per la qualità degli abitanti e per l'importanza della sua
situazione.' Vennero infatti presi
provvedimenti per contrastare il
brigantaggio, dare fiato
alle attività mercantili,
risanare le
finanze e riorganizzare l'esercito. Vittorio Amedeo cercò di fare
del suo meglio: pur essendo un fautore convinto dell'assolutismo
non mise mai in discussione il (pur discutibile) parlamento
siciliano, introdusse nell'isola sistemi di gestione finanziaria e
politica diversi da quelli spagnoli,
eliminando le frodi doganali e
rendendo efficaci le leggi di pubblica sicurezza che
responsabilizzavano i baroni per i delitti commessi nelle loro terre,
e
obbligando i baroni a pagare i debiti. Ma quando si tratta di
pagare si viene considerati 'necessariamente' cattivi ed il 'povero'
Savoia passò alla storia come fosse stato una sanguisuga. In realtà
il sabaudo si mostrava
più vicino alla Francia illuminista che alla
Spagna o all'Austria. Ma rimase
troppo poco tempo e in questo tempo
fu costretto ad affrontare, o meglio continuare, una guerra con la
Santa Sede. Una guerra 'ridicola', perché non scoppiata per 'grandi
temi' ma semplicemente per una tassa da pagare su un pugno di
ceci!"
Cosa abbia rappresentato
il Regno di Sicilia per
Torino e il Piemonte si può riassumere con poche immagini: la
Basilica di Superga, Palazzo Madama, la Palazzina di Caccia di
Stupinigi, la Reggia di Venaria Reale, la chiesa di San Filippo Neri.
In una parola,
Filippo Juvarra, il grande architetto siciliano che trasformò
radicalmente l'immagine di Torino e le donò uno dei suoi simboli più
amati, la
Basilica di Superga, costruita sul colle da cui Eugenio e
Vittorio Amedeo studiarono la strategia per battere i Francesi, nel
1706. Se in pochi anni siamo riusciti a darci tanto,
chissà cosa
sarebbe stato se fossimo rimasti insieme. Nel 1718, dopo l'invasione
della Sicilia da parte della Spagna, ci fu
uno scambio di isole per i
Savoia, che divennero così Re di Sardegna. E cosa sia stato
il Regno di Sardegna per l'Italia lo sappiamo tutti.
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