Borgo San Paolo è uno degli storici
quartieri operai torinesi. Come tanti borghi inglobati dalla città
nel XIX secolo, nacque
intorno a una chiesa intorno al XVII secolo,
con carattere prevalentemente rurale (nella stessa zona c'era la
grande cascina Olivero, di proprietà dei conti Olivero). Ma a dargli
un destino e una vocazione fu la
rivoluzione industriale e il
grande
sviluppo dell'industria automobilistica nella Torino di fine
Ottocento e inizio Novecento. Qui si stabilirono
numerose fabbriche:
prime la SPA, la Lancia, la Chiribiri e, più tardi, l'Ansaldo, la
Pinninfarina, la Materferro, che diedero al quartiere
la sua spiccata impronta operaia. Un'identità che lo ha accompagnato per decenni e
che lo ha visto in prima fila
nella resistenza al fascismo e
nell'affermazione del PCI: curiosamente arrivavano da Borgo San Paolo
alcuni dei più importanti dirigenti del Partito Comunista, come
Giancarlo Pajetta, Carlo Negarville, che fu uno dei primi sindaci del
dopoguerra, qui passarono Antonio Gramsci e Palmiro Togliatti, che
poi sposò Rita Montagnana, appartenente alla grande famiglia di
operai e partigiani, di cui Mario, politico e giornalista, fu
l'esponente più famoso.
A sottolineare l'identità propria di
Borgo San Paolo, anche la
sua forma urbana: non la classica
scacchiera torinese, tipica delle città di origine romana, ma una
sorta di
struttura a stella, con al centro la chiesa di San
Bernardino, ancora oggi tipica del quartiere. Fateci caso, in Borgo
San Paolo
tutte le piazze principali, da piazza Sabotino a piazza
Robiland, fino a piazza Marmolada, sono come delle
stelle che
distribuiscono le vie e i percorsi, come le grandi
etoiles parigine
care a
Haussmann, anche se non penso che gli urbanisti che nel primo
Novecento tentarono di mettere ordine nelle vie del Borgo pensassero
alla capitale francese.
Borgo San Paolo è nato intorno alle sue
fabbriche e ben presto il suo destino fu legato alla sua marca più
importante, la
Lancia, che qui ebbe i suoi stabilimenti e la sua sede
e che fu la prima a voler identificare la propria grandezza con un
grattacielo che rendesse visibile la sua forza, nel cielo di Torino.
Intorno al grattacielo della Lancia, gli stabilimenti e la vita degli
operai e dei dipendenti. Poi, con il declino della famiglia, il
marchio fu
acquistato dalla Fiat e, con la crisi dell'industria
automobilistica e le varie risistemazioni all'interno dell'universo
Fiat, iniziarono le dismissioni. Guardate una foto d'epoca, anche
solo degli anni 50 e 60, e passate oggi in via Monginevro, o nei
dintorni del grattacielo della Lancia.
Niente ricorda più quel
passato: gli edifici industriali sono stati abbattuti per lasciare
spazio a nuovi edifici residenziali, in un'operazione immobiliare che
la grande crisi del 2008 fatica a far concludere. Sopravvivono,
abbandonate, alcune maniche dell'antica fabbrica per il
loro fascino
architettonico e chissà se avranno finalmente una destinazione. In
via Limone 24, nell'antica centrale termica della Lancia, c'è la
Fondazione Merz, che
ha voluto conservare l'originale struttura industriale dell'edificio e la
memoria del suo passato in facciata,
lasciando la scritta Lancia in evidenza. Ma non rimane altro.
Il
tempo passa, gli edifici si sovrappongono senza lasciare memoria di
sé: tocca a noi
non dimenticare il passato e le sue storie.
Ciao Laura,si sa che fine farà la parte ancora abbandonata di fronte alla fondazione merz,tra via limone e via Montenegro?
RispondiEliminaNo, al momento non si sa granché, sembra un po' tutto in alto mare, da quelle parti, causa crisi economica e conseguente crisi del mercato immobiliare. Speriamo che vengano recuperate, perché sono belle architetture e potrebbero essere anche complementari alla Fondazione Merz
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