La
chiesa di Santa Chiara è stata
aperta al pubblico, dopo il restauro
finanziato dalla Compagnia di
San Paolo. Mi piace, a volte, ricordare il lavoro che
le fondazioni
bancarie torinesi fanno per tutelare
il patrimonio artistico e
culturale di Torino: più scopro cose e seguo eventi con Rotta su
Torino, più mi rendo conto che senza la Compagnia di San Paolo e
senza la
Fondazione CRT, buona parte dei tesori artistici cittadini
sarebbe andata
perduta. Giusto, dunque, ricordare, in occasione
dell'apertura al pubblico di questa preziosa chiesa barocca chi ha
finanziato i lavori e chi ha fatto del restauro delle chiese del
centro uno dei progetti chiave del proprio contributo alla cultura
torinese.
Siamo
nel Quadrilatero Romano, in un isolato
antichissimo, tra via delle Orfane e via Santa Chiara. Qui, si stabilirono le
Clarisse, che, nel Settecento arrivarono a occupare tutto l'isolato,
con il loro convento, la chiesa e il suo coro. Alterne vicende, dalla
successione di ordini monastici femminili alla spoliazione in seguito
alle leggi Siccardi, dalle ristrutturazioni e all'abbandono, hanno
modificato l'isolato, ma lasciato sostanzialmente uguale
il disegno
della chiesa settecentesca, firmata da
Bernardo Vittone. È una
chiesa
a pianta centrale, in cui i quattro grandi pilastri, svuotati,
reggono
la cupola, dotata di tamburo finestrato. La particolarità
più interessante della chiesa è che è a
doppio involucro: i
pilastri svuotati, che al piano terra della chiesa creano
piccole
cappelle e al piano superiore
piccoli coretti, all'altezza del
tamburo della cupola sostengono un
corridoio perimetrale, che
permetteva alle Clarisse di affacciarsi sulla chiesa; allo stesso
tempo, questo corridoio fa da
filtro alla luce esterna, che arriva
nella chiesa dall'alto e in modo indiretto, con tutte le
metafore
conseguenti sulla luce di Dio e della Salvezza.
La
decorazione
settecentesca della chiesa si è in parte salvata (sono andati
perduti gli arredi mobili): stucchi, pitture, cartigli sono stati
restaurati e restituiti ai loro colori originari. Curioso come il
colore principale sia una sorta di
gridellino, che fu caro
all'architettura del Seicento e del Settecento torinesi (si ritrova
adesso sulle facciate di piazza Castello,
compresa la chiesa di San Lorenzo, o di piazza Carignano). Nonostante sia una chiesa
settecentesca, Santa Chiara ha una decorazione tutto sommato
sobria:
il gridellino si mescola ai dorati degli stucchi e dei capitelli di
lesene e pilastri.
Qualche tempo fa, in occasione di
una delle aperture del cantiere al pubblico, ho visitato la chiesa e sono
salita sulle impalcature insieme agli architetti e ai restauratori
che ci avevano illustrato il loro lavoro; era stata u
n'esperienza
emozionante vedere come funzionava il restauro di una chiesa e
sentire la passione degli architetti e dei restauratori impegnati nel
cantiere; è altrettanto emozionante, mesi dopo, vedere
il risultato
del loro lavoro.
La
facciata esterna della chiesa di Santa Chiara
non è leggibile se non parzialmente a causa degli spazi limitati.
Sull'altro lato di via delle Orfane, proprio di fronte alla facciata,
c'è
QuadraTO,
il bell'intervento del Gruppo Building, che ha
trasformato
l'ex convento agostiniano in un edificio residenziale e
che ha scoperto anche
resti romani opportunamente valorizzati. Il
centro di Torino, che
non rinuncia al suo passato e ai suoi edifici
storici e che sa trasformarli grazie all'intervento dei privati. Nel
caso della Compagnia di San Paolo, il restauro ha coinvolto
buona
parte dell'isolato: non solo la chiesa di Santa Chiara, ma anche
il
suo coro e l'edificio che fu costruito al posto dell'antico convento;
affidato al
Gruppo Abele, come la chiesa, è stato trasformato in
uno
spazio di co-housing per le persone in difficoltà.
Il Gruppo Abele apre la chiesa alle
visite solo su appuntamento, da chiedere all'email
viadelleorfane@gruppoabele.org. Allo stesso indirizzo vanno richieste le
visite guidate per gruppi: "La visita dura
circa 45 minuti e
comprende
la chiesa, la salita al deambulatorio che gira intorno alla chiesa e
porzioni dell'antico convento (ex chiostro
e attuale cortile interno della casa). La visita è animata dai ragazzi
che vivono nel co-housing giovani e solidale del Gruppo Abele. Al
deambulatorio si accede percorrendo l
'equivalente di tre piani di
scale" spiegano dal Gruppo Abele.
Per tutte le info e gli aggiornamenti, la pagina Facebook della chiesa di Santa Chiara è
a questo link.
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